di Mariano Colla
La Fondazione Roma ha organizzato, dal 16 Aprile al 21 Luglio 2013 a Palazzo Sciarra, un’esposizione dedicata a Louise Nevelson (Pereyaslav-Kiev 1899 – New York 1988), scultrice americana di origine russa, particolarmente nota per le sue attività artistiche nelle avanguardie del Novecento.
Recita la locandina di presentazione della mostra: “Attraverso l’esposizione di oltre 70 opere, raccolte grazie alla collaborazione della Fondazione Marconi, la manifestazione racconta in maniera emblematica l’attività artistica di Louise Nevelson, considerata tra gli artisti più illustri dei secondo dopoguerra. Il percorso espositivo raccoglie disegni e terracotte degli anni Trenta, periodo in cui ebbe inizio la sua carriera artistica, e le meravigliose sculture dei decenni successivi, con lo scopo di sottolineare come il lavoro della Nevelson abbia segnato l’evoluzione dell’arte americana del XX secolo. La sua produzione artistica, infatti, si colloca tra quelle esperienze che, dopo le avanguardie storiche del Novecento, in particolare il Futurismo e il movimento Dada, hanno fatto uso di frammenti e oggetti recuperati dal contesto quotidiano con intenti compositivi.
La pratica dell’assemblage, portata a qualità linguistica da Duchamp, Picasso, Schwitters e altri scultori, diventò per l’artista la forma dì espressione caratterizzante. Le sue sculture, infatti, si compongono di oggetti di recupero ai quali lei ha ridato una nuova vita “spirituale”, diversa da quella per la quale erano stati creati. Realizzò opere con l’utilizzo di materiali più diversi quali l’alluminio e il plexiglass, anche se il suo materiale prediletto è senza dubbio il legno. A partire dagli anni Cinquanta, introdusse nelle opere anche la funzione simbolica del monocromo passando dal nero opaco (anni ’55-’59), al bianco (anni ’59-’60), all’oro (anni ’60-’61) e rendendo indistinti i confini tra scultura, collage e altorilievo”.
Fin dalla fine degli anni 20’ la Nevelson è interessata a conoscere e a studiare i maestri cubisti, interesse che coniuga con una innata attrazione per le civiltà native mesoamericane. La scultura, secondo il pensiero dell’artista americana, deve aprire la visione verso un ulteriore stato, la quarta dimensione, indicatale, appunto, dall’arte cubista e dagli interessi e studi filosofici coltivati in quegli anni.
La perfezione, dice la Nevelson, non proviene da un calcolo razionale ma dalla semplicità e dalla immediatezza dell’istinto creativo, basi e dimensioni dell’arte cubista. Il disegno ha giocato un ruolo importante nella produzione artistica della Nevelson e ha accompagnato il suo lavoro con quella immediatezza espressiva che l’artista ha considerato, da sempre, componente fondamentale del suo fare.
Diceva Louise negli anni 30’: “la scultura, sino ad ora, era mettere e togliere in tre dimensioni. La quarta dimensione, manca una definizione migliore, non è ciò che si vede, ma la facoltà di completare ciò che si sta vedendo”.
Certamente la Nevelson precorreva i tempi. Fu infatti la prima a scegliere il nero totale per le sue opere. In merito al colore nero diceva: “ non credo di aver scelto io il nero. Penso che lui abbia scelto me per dire qualcosa”.
Diceva inoltre: “a volte il materiale prende il sopravvento, altre volte sono io ad impormi. Permetto un gioco come un’altalena. Uso l’azione e il contrappunto, come nella musica, per tutto il tempo. Azione e controazione “
La Nevelson era considerata dai critici come l’architetto dell’ombra e della luce.
Negli anni 70’, contemporaneamente alla produzione di collages e stampe, crea cicli di opere in cui sembra attenuare gli impeti compositivi del passato, attraverso una maggiore attenzione all’equilibrio e al bilanciamento delle parti.
L’idea di produrre piani in legno lavorati, inchiodati e accumulati, era un concetto nuovo per la cultura statunitense .
Molto importante è per l’artista il passo verso gli environment, diversamente chiamati istallazioni.
Gli environment sono opere non solo addossate alle pareti, ma anche collocate nello spazio della galleria e del museo, a formare piani o elementi verticali che, posti a terra o pendenti dal soffitto, riassumono in sé l’idea dell’elemento totemico proprio delle culture dei nativi americani, ammirate e amate dall’artista. Sono la nonna dell’environment, diceva, e proprio in questo ambiente da lei creato si immergeva nei colori a lei più cari: il nero, il bianco e l’oro.
A un giornalista disse: “amo l’oro che riflette il grande sole, dopo il nero e il bianco. In realtà era per me un ritorno agli elementi naturali : ombra, luce, sole, luna”.
Il legno è stato senz’altro il suo materiale preferito.
Di esso diceva: “mi sono rivolta istintivamente al legno perché volevo un mezzo che fosse immediato. Potevo comunicare quasi spontaneamente e ottenere ciò che volevo”.
In mostra a Roma si possono ammirare alcune delle sue opere più maestose, insieme di elementi scatolari addossati alle pareti, spesso di grandi dimensioni, dal forte impatto visivo sull’osservatore, come l’opera “Homage to the Universe”.
Aveva un comportamento estroso e anticonvenzionale, emblema della cultura artistica degli anni 60’ e 70’.
Affermava infatti: “la ricerca completamente consapevole della mia vita è stata quella di un nuovo modo di vivere, una nuova immagine, una nuova percezione”.
Amava New York al punto da dire: “quando guardo la città la vedo come una immensa scultura”.
I collages affiancano l’attività scultorea della Nevelson. Anch’essi visibili in mostra, sono realizzati in diverse dimensioni, su supporti lignei e cartacei, in una serrata bidimensionalità o con un minimo rilievo, essi permettono all’artista di ritrovare immediatezza esecutiva e mostrano la continua attenzione per l’equilibrio della composizione, per i piani prospettici che si determinano e per i rapporti cromatici tra le parti.
In occasione della mostra, la Fondazione Roma-Arte-Musei ha anche organizzato un ciclo di conferenze e tavole rotonde dedicate alla figura dell’artista americana e al suo rapporto con l’arte del XX secolo in Europa e in America, tra cui:
GIOVEDÌ 23 MAGGIO, ORE 18.00
LOUISE NEVELSON E L’ARTE EUROPEA
Tavola Rotonda
MERCOLEDÌ 29 MAGGIO, ORE 18.00
LOUISE NEVELSON E L’ARTE DEL SUO SECOLO
Thomas Deecke, relatore
GIOVEDÌ 6 GIUGNO, ORE 18.00
LOUISE NEVELSON E L’OLTRESCULTURA
Thierry Dufrène, relatore
MERCOLEDÌ 19 GIUGNO, ORE 18.00
LOUISE NEVELSON E LA SCULTURA DEL XX SECOLO
Tavola Rotonda
Le conferenze e le tavole rotonde hanno una durata di circa 1 ora e 1/2 e si svolgeranno presso la sala conferenze al secondo piano di Palazzo Sciarra.
Sarà possibile partecipare, previa presentazione del biglietto di mostra, prenotandosi presso la biglietteria del museo o chiaman¬do al T +3906697645 99. La prenotazione è consigliata, fino a esaurimento posti (max 140).