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HomeSaluteCnr: Asma? A causarla soprattutto fumo, muffe e smog

Cnr: Asma? A causarla soprattutto fumo, muffe e smog

di Marco Milano

I rischi derivanti da inquinamento non sembrano destare allarme solo nei centri industrializzati del nord Italia. Mentre il capoluogo lombardo è sotto stretta osservazione, per aver già sforato nei primi mesi dell’anno i limiti consentiti di Pm10, segnali preoccupanti arrivano anche dall’estremo opposto della penisola. A Palermo, un terzo dei ragazzi soffre di allergie, quasi un quarto di riniteallergica e congiuntivite. I soggetti che hanno partecipato allo studio erano per il 56% esposti al fumo domestico, il 21,1% riferiva traffico pesante attorno alle abitazioni, il 15% per la presenza di muffe e umidità all’interno degli ambienti domestici. Sono i dati, recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Pediatric Allergy and Immunology, relativi ad un’indagine epidemiologica condotta dall’ Ibim-Cnr di Palermo (Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare del Cnr) durante l’anno scolastico 2005-2006, in cui sono stati coinvolti 2.150 studenti di 16 scuole medie secondarie di primo grado del capoluogo siciliano, di età compresa fra gli 11 e i 14 anni. Il campione è stato intervistato mediante questionari di salute respiratoria e valutato con test allergici cutanei e spirometria. Asma corrente e rinocongiuntivite hanno evidenziato dati di prevalenza elevata, rispettivamente del 4,2 e 17,9%. E stato anche rilevato un numero elevato di ragazzi con sensibilizzazione allergica, con una prevalenza del 39,2%, come valutato in seguito alla risposta positiva ad almeno uno degli otto allergeni utilizzati. In seguito alla raccolta dei dati, inoltre, è stato possibile calcolare il PAR (Population Attributable Risk – rischio attribuibile di popolazione), vale a dire la proporzione di una malattia dovuta all’esposizione a fattori di rischio e che potrebbe essere dunque eliminata se tale esposizione fosse evitata. Per i fattori ambientali citati – traffico intenso, fumo di sigaretta,umidità e muffe – il PAR relativo all’asma corrente è risultato del 40,8%, del 33,6% per la rinocongiuntivite e del 14,1% per la ridotta funzione respiratoria. Una precedente indagine epidemiologica svolta a Palermo nel 2002, nell’ambito dello Studio SIDRA2, può fornire un utile strumento di comparazione da cui risulta un preoccupante tasso di crescita, nei valori di prevalenza di asma e ricongiuntivite, nel periodo 2002-2006.

Itali@Magazine ha intervistato Fabio Cibella, ricercatore dell’ IbimCnr

L’ indagine condotta dall’ Ibim – Cnr rappresenta una novità (nel settore) epidemiologico?

Non è una novità in termini assoluti, in quanto utilizza tecniche di studio ben conosciute e validate. Però, nelle indagini epidemiologiche, si utilizzano di solito soltanto i questionari. In questo caso noi abbiamo utilizzato anche spirometria e test allergici cutanei per avere informazioni obbiettive sul grado di sensibilizzazione allergica e sulla funzione respiratoria dei ragazzi studiati. Inoltre il calcolo del PAR (Population Attributable Risk) ci ha consentito di stimare, sulla base dei rischi relativi, la quota teorica di malattia prevenibile con l’eliminazione del relativo fattore di rischio.

Ci sono state particolari condizioni ambientali che hanno spinto a scegliere il capoluogo palermitano come riferimento?

A Palermo mancava del tutto una simile valutazione (a parte i bambini e i ragazzi studiati mediante questionario nel 2002 nell’ambito dello studio nazionale SIDRIA2) e Palermo è un grande centro urbano, lontano però da importanti insediamenti industriali. Si sarebbero potuti aspettare tassi di prevalenza più bassi di patologia respiratoria allergica.

Quali ulteriori studi sono previsti, nel caso, in continuità con questi risultati?

Questo studio è, intanto, un “punto fermo” per quanto riguarda i tassi di prevalenza delle patologie respiratorie allergiche a Palermo, con il quale ci si potrà confrontare in valutazioni future. In atto abbiamo in corso di valutazione misure eseguite per valutare l’effetto dell’inquinamento indoor, ovvero quello degli ambienti domestici e sono programmati studi per lo studio dell’effetto della qualità dell’aria degli ambienti scolastici sulla salute.

Una corretta prevenzione sanitaria ed ambientale, soprattutto per le fasce d’età più giovani, è in sostanza determinante per consentire enormi risparmi in termini di spesa, sia per i farmaci sia per l’accesso ai servizi sanitari. La testimonianza del dr. Cibella conferma la necessità di studi analoghi in aree “non sospette”, ma soprattutto la necessità di pianificare ed eseguire interventi di prevenzione in grado di ridurre la prevalenza di malattia riducendone così i costi sociali.

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