di Federica Ricci
Ieri alla Camera “I giorni del gelsomino” un réportage interiore della rivoluzione tunisina e un atto di denuncia sulla disinformazione nazionale, di Ilaria Guidantoni, in vendita presso la Libreria Fahrenheit di Campo de’ Fiori.
Un tavolo di relatori ricco e importante, l’avv. Marcella Lucidi, Responsabile Immigrazione Fondazione ItalianiEuropei; l’on. Matteo Mecacci, Membro Italiano OSCE; l’on. Jean Léonard Touadi, Membro Commissione Giustizia Camera dei Deputati, che si confronterà sui vari aspetti legati alla rivoluzione tunisina in particolare, e sulle rivoluzioni in generale; sul problema della comunicazione e disinformazione locale ed internazionale. Cosa vuol dire guardare le vicende di un altro Paese lontano geograficamente, ma spesso vicino nel cuore? Che ruolo gioca l’informazione e la comunicazione?
L’informazione è un mezzo molto potente di costruzione della coscienza individuale e collettiva, scegliere cosa dire, cosa trasmettere e come è una scelta di potere, di costruzione del punto di vista. L’autrice de “I giorni del gelsomino” (I giorni del gelsomini. Lontano dagli occhi, vicino al cuore. p&i Edizioni Stampa i.m.a.g.e., 5 euro), Ilaria Guidantoni, giornalista che si interessa prevalentemente di politica economica, sottolinea la necessità di guardare i fatti con gli occhi di chi li vive: “dovremmo gestire l’informazione, guardare quello che accade con gli occhi di chi lo vive, e non interpretare a priori come per noi è più conveniente. E ancora guardare con gli occhi dei tunisini”.
Altri due sono gli aspetti al centro del dibattito, quello dell’immigrazione e quello della rivolta del pane che è rivolta del pensiero e non viceversa come è stato diffuso dai media internazionali. Come si possono gestire i tre diversi filoni dell’immigrazione? Chi ha perso il lavoro; gli ex uomini di governo e coloro che sono usciti dalle carceri per reati comuni. Come risponde a questa emergenza il nostro paese? Già all’interno del libro, scritto nei giorni di fuoco della rivoluzione, l’autrice ammoniva “Stiamo attenti” ed oggi cosa si propone? “La rivoluzione tunisina –precisa l’autrice– è stata una rivoluzione popolare e non intellettuale, nella quale la rivolta del pane è l’effetto della rivolta del pensiero. La crisi economica è stato solo il detonatore”.
Tanti i temi affrontati in questo istant book che permette immediatamente di entrare nello spirito del testo che nasce dal dibattito vorticoso in un circolo di amici e di affetti che hanno condiviso i giorni dell’angoscia ma si rivolge anche a coloro che si sono distratti e che non hanno capito. Temi che hanno a che fare con la vicenda tunisina ma che toccano e mettono in luce problemi di fondo legati all’atteggiamento della stampa, che spesso mette in luce per pochi istanti una vicenda per poi, subito dopo, lasciarla cadere nell’oblio del silenzio.