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Invalsi: bufera sui test che 'banalizzano' la scuola

di Maria Rosaria De Simone

Da martedì 10 maggio fino a venerdì, oltre due milioni di studenti saranno impegnati invalsicon le prove Invalsi, test standardizzati a livello nazionale per rilevare il livello di apprendimento. Verranno somministrati nelle classi seconde e quinte elementari, nelle classi prime e terze medie e, da quest’anno, anche nelle classi seconde superiori. Alcune scuole già hanno fatto sapere che le prove Invalsi saranno valutate come un compito in classe e faranno media per il voto in pagella. Gli insegnanti di varie scuole, infatti, considerano il test un buon banco di prova per verificare il livello di preparazione generale da parte dei propri studenti. Ma non tutto il mondo della scuola la pensa allo stesso modo. Numerose sono le realtà scolastiche che hanno deciso di opporsi alla prova Invalsi, boicottandola e, quindi, non sottoponendo gli studenti ai test.

I test riguarderanno domande di matematica ed Italiano. La motivazione di tale opposizione alla verifica Invalsi, che passa anche attraverso il vaglio dei sindacati della scuola, è data dal fatto che molti operatori della scuola nutrono dubbi sull’efficacia dei questionari, ma anche dal timore che i dati delle prove diventino un database per una valutazione dei docenti, per poi poterli porre su un piano di diversità nei compensi. Riguardo quindi alla somministrazione dei test il mondo della scuola non è concorde. Moltissime scuole domani si allineeranno a quanto viene richiesto dal MInistero dell’Istruzione,  molte altre invece la boicotteranno. Il Ministero ha preso atto di quest’ultima scelta, ma sembra che non sia previsto l’invio di ispettori.

Come commentare tale notizia? Come comprendere quale sia la giusta strada da seguire? Bisogna partire da una premessa che è sotto gli occhi di tutti: nella scuola si stanno sempre più introducendo i test, in ogni singola disciplina. Il rischio di una scuola che si affidi troppo ai questionari esiste: gli studenti, dopo un percorso di studi, durato più anni rispetto alla media europea, si ritrovano a non saper più gestire una prova di verifica orale, che spesso è stata sostituita dalle verifiche scritte dei questionari.

I test di ammissione per le Università sono ormai una barriera da superare. E spesso, un ragazzo con una buon livello di cultura generale, desideroso per esempio di diventare medico si vede ostruire la strada da altri studenti più preparati di lui a livello generale. In questo modo, con i test universitari si rischia di non permettere ad un ragazzo in gamba, magari con potenzialità da grande chirurgo, di divenire medico. E magari gli studenti che lo hanno superato nei test, non possiedono  quello che fa di un medico un grande medico, ad esempio l’intuito e la manualità. I test hanno i loro limiti. E spesso le domande sono mal formulate.

Fatta questa premessa, che non è sicuramente a favore dell’uso dei questionari, va anche detto che, nelle scuole di ogni ordine e grado, i test Invalsi potrebbero essere utili alla scuola, per capire se il lavoro svolto con studenti funziona o se va ricalibrato, riaggiornato, rielaborato. E’ necessario anche per comprendere se la preparazione di base ha una linea comune su tutto il territorio italiano, un filo conduttore con tutte le altre scuole, se quello che si insegna, cioè, è ciò che davvero serve allo studente per il suo percorso formativo. Fatto salvo il principio che le prove Invalsi non dovrebbero assolutamente essere la maniera per catalogare le scuole di serie A e le scuole di serie B, i professori di serie A ed i professori di serie B.

Aspettiamo di sapere cosa succederà nelle varie scuole ed il giudizio di alunni e professori riguardo la difficoltà delle prove.

8 COMMENTI

  1. Sono docente di scuola Primaria . Non sono favorevole alle prove Invalsi per diversi motivi. Uno dei motivi è che sono decontestualizzate dal lavoro scolastico svolto. Le prove sono impostate in modo completamente diverso dalle nostre abituali prove di verifica. E visto che le nostre programmazioni considerano il contesto in cui si è inseriti e le capacità di partenza ed in itinere dei bambini, tenendo conto di tante variabili,non vedo come ci si possa poi basare per la valutazione delle competenze dei docenti e apprendimeni dei bambini su questionari rigidi e uguali per tutti, quasi come se noi fossimo semplici addetsratori. Per cui non ritengo attendibili i risultati di tali test..Il rischio è che si creino scuole e studenti di serie A e serie B poiché l’intenzione è di assegnare alle scuole parti sempre più cospicue di finanziamenti sulla base dei risultati dei test INVALSI. In poche parole al posto di intervenire sulle situazioni più difficili, con apposite sovvenzioni ed interventi (anche economici) si accetta che il livello conseguito sia la base su cui dare i finanziamenti.
    Cambiano il modello di scuola in peggio. L’idea del test a crocette è un approccio didattico completamente opposto a quello tradizionalmente adottato nel nostro paese. Da una parte un modello asettico che punta ad inculcare un dato ed una verità prestabilita, non contestabile e non inquadrabile, anche criticamente, in un discorso complessivo; dall’altro l’idea della necessità dello sviluppo di un pensiero critico soggettivo affiancato in modo inscindibile dal dato oggettivo. Il fatto che questi test diventino fondamentali per le scuole (a partire dal loro approvvigionamento economico) sta radicalmente modificando l’insegnamento stesso delle materie e le attività didattiche.. Spesso per la preparazione dei test i docenti per “non fare brutta figura”sacrificano ore di insegnamento.

  2. Io sono uno studente di seconda superiore e ho fatto oggi i miei invalsi. La mia idea principale era lasciarli bianchi, ma poichè di matematica venivano valutati ho abbandonato il proposito (anche perchè se davvero li utilizzassero come modo per ‘valutare’ gli insegnanti, li danneggeri). In ogni caso il test di italiano presentava diversi errori, con tanto di mancato utilizzo di congiuntivi. Bella ******

  3. @isa: concordo. Sei una docente ed hai il polso della situazione. Al di là delle rivendicazioni sindacali, bisogna tener conto del contesto sociale in cui si opera. Ad esempio, in scuole in alcune zone del sud, dove i ragazzi sono ancora abituati ad un utilizzo del vernacolare, è chiaro che il dato di base di partenza sarà diverso rispetto ad una scuola del nord o del centro, dove la conoscenza della lingua italiana ed il suo utilizzo sono diversi. Ed è chiaro che i risultati saranno assolutamente differenti, senza che questo dipenda dal fatto che gli insegnanti abbiano mal operato.
    Comunque ho sentito alcuni docenti di scuole superiori e c’è stato un problema sulla correzione dei compiti. Infatti la normativa dice che i compiti vanno corretti corretti dagli insegnanti della scuola, eccetto che nelle scuole superiori campione. Ebbene, anche nelle scuole superiori campione sono stati i docenti a dover correggere perché quelli che sono stati mandati dal ministero dichiaravano che il loro compito non era certo correggere, ma controllare che le prove avvenissero in maniera del tutto regolare.
    @anonimo: hai fatto bene a non lasciare il test in bianco. Interessante il fatto degli errori. Mi piacerebbe sapere se li hai trovati complicati……
    grazie

  4. Oltretutto a parte quelli di matematica che erano banali quelli di italiano erano al contrario veramente ambigui, imponendo delle risposte totalmente soggettive.

  5. ma io credo che i ragazzi/e non devono essere obbligati a studiare tutti se non hanno voglia vanno a lavorare che c’è bisogno, quando hanno fatto la scuola dell’oblico basta ma chi ha le capacità allora studia, tanto i banchi si scaldano da soli, è ora di finirla che devono studiare per forza, e sembra che invece di incoraggiarli a studiare fanno di tutto per farli soffrire, poi dicono che non sanno nulla per forza se anno per anno cambiano i sistemi, ma per fortuna che io non devo studiare più, è solo vergogna tutto il sistema scolastico non i prof ma chi fa le leggi

  6. Vorrei che si analizzasse anche a cosa sono sottoposti gli insegnanti, cosiddetti SOMMINISTRATORI, termine che fa pensare a coloro che ti mettono una supposta o ti danno uno sciroppo….
    Personalmente sono stata a scuola dalle ore 8 alle ore 18 del pomeriggio (senza pausa pranzo naturalmente)
    la mattina a somministrare i vari test e questionari, il pomeriggio a copiare sulla scheda di ogni studente le risposte date ai vari test. Mi spiego, sono stata 4 ore a mettere PALLINI (attenzione,non crocette) mentre la collega accanto mi dettava 1A 2C 3D 4A 5B…vero,falso falso,vero,si no,no si,si….
    1°domanda giusta:pallino su si, seconda sbagliata:pallino su no…….
    Ma nel 2011 non esiste un modo più tecnologico per comunicare i dati???? Ma perchè dobbiamo essere umiliate così?? Una giornata a mettere pallini!!!! Il tutto GRATIS naturalmente, come del resto tutto ciò che fanno gli insegnanti, tutto nel calderone dei 1400€ mensili!!!
    Aggiungo per ultimo un particolare: chi parla è un’insegnante che in un anno scolastico si è assentata solo un giorno dalle lezioni per recarsi ad un corso di aggiornamento.

  7. ..insomma…… Insegnante sempre inquieta io……..nella scuola primaria da ventotto anni….. e con il solo desiderio di cercare di aiutare i miei alunni a “crescere “. Dunque sempre molto polemica nei confronti di queste prove , che hanno davvero l’unico scopo di valutare gli insegnanti che , nella maggior parte dei casi, fanno salti mortali per essere sempre presenti e attenti a trovare nuovi modi , strategie che agevolino l’apprendimento , guardando di volta in volta il contesto in cui gli alunni vivono … Roba da matti soprattutto la richiesta delle valutazioni del primo quadrimestre mesi prima della stessa “somministrazione ” delle prove : cioe’….valutano se ho valutato bene ????????? Ma mi facciano il favore ….. !! La scuola si vive, la scuola è vita …..non asettico momento di stress ……. Ci mancavano solo le prove INVALSI……

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