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Italia mia, io oggi sono incazzata

di Giorgia Petrini
Strano che non sia Geronte il nome proprio di persona più diffuso in Italia. Oggi NON sono ottimista, NON sono il consueto portento di positività, NON rappresento me stessa e NON mi piace dover trovare il tempo per scrivere di cose che molti di noi, da anni, quotidianamente cercano di combattere sostenendo, alimentando e di fatto facendo il contrario per il bene di tutti, per la nostra e la vostra vocazione, per questo Paese che tanto amiamo, per il futuro dei figli degli altri, per un’economia imballata che rantola cercando a gran voce onore, merito e giustizia, per un Credo che sputa sul bieco e misero interesse personale, sulla ricerca del potere o di una superiorità che ormai addirittura ostenta di superar se stessa. Oggi io sono incazzata.
Lo posso scrivere? Si, penso di si. Sono incazzata (profondamente incazzata) con chi a 70 anni ti chiama “giovane” (a 40) per farti credere che ti spetta ancora quella gavetta che lui/lei non ha mai fatto: del resto, quando tu eri per forza di cose impegnato a lucidare bicchieri in un bar, lui negoziava tangenti in poltrona. Sono incazzata (profondamente incazzata) con chi, alla stessa età, ha ancora il coraggio di copiare da te facendo finta di aver capito cosa sta facendo o di cosa sta parlando quando non ne ha la più pallida idea perchè usa a malapena perfino l’apricancello di casa sua quando gli si scarica la pila.
Sono incazzata (profondamente incazzata) con chi, sempre a 70 anni, sventola la bandiera delle giovani generazioni senza rendersi conto che le giovani generazioni sono altrove, sono spesso ben più avanti di lui e soprattutto non ti hanno mai chiesto di essere aiutate. Sono incazzata (profondamente incazzata) con il 70enne medio, stereotipo quasi standard ormai di questa nazione, che guardandoti negli occhi esordisce dicendoti che lui sta pianificando  il futuro di questo Paese. Lui? A 70 anni? Il futuro di chi? Ma che ne sa del futuro di un Paese chi si rifiuta di alimentare il merito, l’intelligenza, la cultura, la passione, la ricerca applicata, l’autoimprenditorialità, il cuore che va messo nelle cose, il talento naturale (mediamente fuori format imposti) o la sana competizione? Mi domando: CHE NE SA?.
Sono incazzata (profondamente incazzata) con chi in questa Italia, giovani inclusi, tanti, troppi, getta la spugna, non si impegna più perchè “tanto va tutto male”, non lotta, il più delle volte non prova neanche a difendersi credendo ancora nel baluardo di un sindacalismo, altrettanto anziano, obsoleto e dalle bandiere stinte, offerto (non senza un caro prezzo) da voci e volti mai sudati, mai affannati dallo sforzo del proprio spirito, dalla ricerca di un manifesto vero, autentico.
Sono incazzata (profondamente incazzata) con tutti gli analfabeti, ignoranti e meschini che, solo in questo Paese (come il notaio) si possono permettere di monopolizzare i mezzi di comunicazione di massa (santo Pasolini!) facendo credere ai propri cittadini che è il meglio di quello che abbiamo… e magari il problema vero fosse un presidente del consiglio o l’altro! Magari! Sarebbe quasi quasi facilmente risolvibile. Sono incazzata (profondamente incazzata) con tutti gli imprenditori italiani miseramente affamati del quattrino evaso che cambia la vita, che ti concede le belle donne da far navigare in barca per alimentare l’industria del gossip, o la Maserati d’importazione da sfoderare a 130km orari in centro storico. Sono incazzata (profondamente incazzata) con il calcio mercato, le partite truccate, i milioni di euro con i quali dobbiamo “sfamare” dei… tiratori di pallone (?), spesso analfabeti pure loro, che al costo di un fumogeno comprano il grido di intere tribune di tifo che non conoscono altro che …il pallone.
Sono incazzata (profondamente incazzata) con le maxi pensioni dei deputati, ma anche con chi rivolta i cassonetti a Napoli chiedendo “pulizia!”; con le donne che fanno dell’obbligatorietà nei consigli direttivi una nota di merito (che io credevo essere asessuato) e valore e con un Presidente di Confindustria che addirittura si ritiene soddisfatto di questo importante traguardo; con chi ricorpre mille incarichi dirigenziali ovunque senza neanche ricordarseli tutti e senza impegnarsi mai in nessuno di questi ruoli; con chi fa finta di non capire la domanda per non darti una risposta; con chi brucia TUTTE le risorse finanziarie di un Paese, in qualunque ambito industriale o governativo che sia, per la semplicissima incapacità di saperle impiegare in modo produttivo e utile alla comunità; con chi non si domanda mai se non sia il caso di dare un peso alla coscienza.
Sono incazzata (profondamente incazzata) con quello che siamo. Lo sono perchè non ce lo possiamo più permettere e perchè non è indice e veste storica della nostra identità. L’Italia è un Paese essenzialmente conservatore da sempre. Il mio animo inquieto non pretende una rivoluzione, un golpe o una guerra civile, seppur chi mi conosce ormai ironizza su una Giovanna D’Arco …de noartri. La nostra massima espressione di rivolta in questo senso è oggi Grillo… e anni fa forse… Cicciolina? Perfino Colombo l’America l’ha scoperta per caso! Possibile che solo mafia e camorra ci abbiano metaforicamente insegnato a capire cosa significa “avere polso”? Ma che Paese è questo? Che fine hanno fatto la politica nobile, il bene comune, la solidarietà, la famiglia? Oggi i giovani “vogliono garanzie” per fare un figlio o per sposarsi? E poi però sono spesso a favore delle adozioni tra omosessuali, un paradosso vero… Ma come facevano i nostri nonni con 5, 6, 7 figli, un orto da coltivare e, nel dopo guerra, nessuna garanzia per tutta la vita, a tirare avanti famiglie così numerose? Un figlio è sempre un rischio, per definizione. E’ il rischio più alto che si possa decidere di correre per mille motivi. Quali garanzie potrebbero mai tutelarne l’intenzione?
Sono incazzata (profondamente incazzata) con chi, a tutti i livelli e a qual si voglia titolo, oggi specula su questo momento storico in compagnia della propia mala fede e dei  propri personalissimi appagamenti nella tentata conquista di un potere vile, arido e attempato. Vale per gli anziani tanto quanto per i giovani. Sappiano i primi tornare a regalare esperienza, passione, storia e saggezza e imparino i secondi a ritrovare umiltà, dedizione, pazienza e voglia di farcela. Se non accendiamo finalmente il pulsante di un passaggio generazionale vero, i giovani non avranno un futuro tanto quanto gli anziani non avranno più niente di nuovo da raccontare. E’ già così. Di questo passo possiamo solo peggiorare. Alcuni stormi di uccelli forti e solidali voleranno via comunque, troveranno una strada e faranno grandi cose, a prescindere da quello che questo Paese farà o non farà per loro, ma quelli che resteranno ancorati a quello che sono, perchè meglio di così non potranno fare, avranno bisogno di un nido che non può essere la culla delle incapacità di una intera nazione a tutti i livelli che diventa sempre più in fretta multilingua, multirazziale e granello infinitesimale di una globalità “contro la quale” non v’è rimedio. Rassegnatevi con gioia, apertura e libertà a questo: il mondo è cambiato. E’ già “OLTRE” la propaganda di un Bersani qualunque… Se vogliamo tornare a vivere dobbiamo partire un passo avanti all’oltre e ricomiciare da quello che per anni avete negato anche a voi stessi nel tantativo di circoscrivere il potere al governo di pochi e a pochi dei loro figli. Sono incazzata (profondamente incazzata) perchè una nazione non può essere una proprietà privata di chi la governa o di chi ne guida le redini industriali ed economiche seguendo logiche opportuniste, classiste e malsane. Chi conta davvero è chi è fuori dal recinto, non dentro. E’ finita per tutti l’era dei proclami. Non siamo più noi a doverci svegliare. Io oggi sono incazzata, ma  mi passerà. C’è invece chi non è mai stato in grado di provare una sola emozione vera nella vita. Ed è questo che affligge veramente un Paese, un popolo e la sua più grande identità.

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