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Nasa: il futuro delle missioni spaziali dopo l'Atlantis

di Marco Milano


L’Atlantis e’ rientrato sulla Landing Facility del Nasa Kennedy Center in Florida giovedì 21, alle 11.56 ora italiana, dopo aver compiuto un’orbita intorno alla Terra. L’ ultima missione Shuttle si è chiusa come previsto, dopo quasi tredici giorni trascorsi nello spazio. Lunedì scorso, prima di sganciarsi definitivamente dalla Stazione Spaziale Internazionale, i quattro membri dell’equipaggio dell’Atlantis hanno lasciato due ricordi simbolici per celebrare la storia del programma shuttle: la bandiera americana che si trovava a bordo del Columbia – prima missione, anno 1981 – e un modellino della navicella. Per raggiungere la Iss, d’ora in poi gli astronauti statunitensi si affideranno alla tecnologia russa della Soyouz – il trasferimento di materiale sulla stazione sarà garantito anche dalle agenzie spaziali europea e giapponese. La fine del programma shuttle si tradurrà in un risparmio di diversi miliardi di dollari per il bilancio statunitense, provocando contemporaneamente la perdita, soprattutto per la Florida, del grande indotto legato ai voli spaziali.

La Nasa ha tuttavia assicurato che all’ultimo rientro dell’Atlantis seguirà un’altra stagione di programmi spaziali: “In qualità di astronauta e amministratore della Nasa, sono qui per dirvi che la leadership americana nello spazio proseguirà, almeno per i prossimi cinquant’anni. Abbiamo guidato la fondazione per il successo, e il fallimento non è un’opzione” – ha dichiarato Charles Bolden, al National Press Club, prima della partenza dello shuttle. Qualche esempio: per l’esplorazione, la possibilità di viaggi umani nel sistema solare, con obiettivo l’atterraggio su Marte, si baserà sulla progettazione della capsula Orion, capace di rendere autonomi gli astronauti per missioni di circa venti giorni; sulla Iss verranno implementate le ricerche per le tecnologie di esplorazione – comprese le interfacce uomo/robot; i satelliti Dawn e Juno sono le missioni più recenti (luglio e agosto) per nuovi studi sul il sistema solare, mentre a settembre partirà l’NPP, un sistema di monitoraggio per comprendere meglio le dinamiche dei fenomi atmosferici e oceanici del nostro pianeta, in previsione di una nuova generazione di sistemi satellitari.

Le navicelle shuttle rimaste, continueranno comunque a dare il loro contributo in importanti musei americani: L’Endeavour al California Science Center, il Discovery al National Air and Space Museum di Washington e l’Atlantis al Kennedy Space Center.

 

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