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De Materializatione, contro il vortice di informatica e superficialità

di Lidia Monda
Tempo di scrutini on line, ma anche di pagelle virtuali, registri informatici, password elettroniche. Un vortice che chiamano ‘dematerializzazione  delle attività scolastiche di segreteria’.scrutini1
È partito da lontano, da settori vari della pubblica amministrazione, e fin tanto che era una tromba d’aria, la si poteva guardare da dietro le finestre abbattersi implacabile sulla burocrazia e persino restare incantati nel vedere i prodigi della nuova tecnologia ruotare su se stessi. Poi il vortice si è avvicinato alla scuola, e probabilmente è stato per il fatto che le fondamenta non erano così ben piantate, e il tetto era già un po’ ammaccato dalle potenti sferzate riformiste, sta di fatto che il ciclone della dematerializzazione si è portato via, insieme a tutte le scartoffie burocratiche, anche le pagelle dei bambini, lasciando dietro sé fogli volanti, scompiglio e silenzio, il tutto in virtuale mescolanza.
Delusione e amarezza una volta, ad esempio, entrati nel programma delle pagelle, quando sullo schermo del PC è apparsa una scheda di valutazione vecchio stile, una laconica griglia di numeri, e, per i più fortunati, qualche sparuto commento copiato e incollato dal primo quadrimestre. Insomma, al progresso tecnologico non segue l’approfondimento di un focus sull’alunno, valutato finalmente nella sua interezza e non solo dal punto di vista didattico. No, dentro un contenitore scintillante di futuro, resta un incasellamento stereotipato e demodé di voti e giudizi da libro cuore, il tardo ottecento infilato meccanicamente in un PC.pagelle
Un po’ pochino, sia per i genitori, che seguano o no i propri figli, sia per gli stessi bambini che hanno di fatto perso un gesto importante e ricco di significato. Essì, sebbene malinconico e amarcord, va ricordato che il portare a casa la pagella era alle elementari un momento solenne, un redde rationem più severo e veritiero del Natale, poiché ci si confrontava su meriti e mancanze di un intero anno, che quel cartoncino colorato restituiva, trasformandoli in caramelle o punizioni.
E non solo. A pensarci bene la pagella portava con sé anche un’altra funzione: assicurava l’immortalità ai bambini che eravamo stati, poiché in ogni casa c’è sempre stato un cassetto dedicato a conservarne la memoria, e a restituirci il sorriso di un momento spensierato.
Oggi che invece tutto questo è stato travolto e stravolto dal ciclone informatico, tali momenti sono affidati a una schermata stringatamente riempita, e stamparne il contenuto in formato A4 non è esattamente la stessa cosa.
Ma allora più che seguire la corrente della dematerializzazione, bisognerebbe muoversi controtempo e diffondere il contenuto di un nuovo e surreale libro di testo, frutto di nostalgica fantasia,  il  De Materializatione.
Il De Materializatione sarebbe un abbecedario sostanziale, un pamphlet ad uso di alunni e insegnanti risucchiati dalla dematerializzazione dei rapporti oltre che dei voti, molto simile, in prospettiva, all’ottica dei call center, congegnati apposta per disperdere la responsabilità in rigagnoli di impossibile imputabilità.
Si dovrebbe portarlo a scuola, il De Materializatione, e persino farci i compiti a casa, per capire come andare incontro alla materia sorridendole, infondendo sostanza al nostro essere di carne e ossa, che non è poi il peggiore dei mali. Il rischio delle nuove realtà tecnologiche è quello di essere fraintese, di essere scambiate per mondi finiti, anziché per semplici strumenti. E se gli strumenti alla fine non apportano alcun beneficio alla sostanza ma anzi, si esauriscono con il togliere e non con il mettere, allora forse è il caso che vengano accantonati in attesa della prossima innovazione.

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