HomeArte#lattedimamma di Isotta Bellomunno. A Napoli dal 3 ottobre al Castel dell'Ovo

#lattedimamma di Isotta Bellomunno. A Napoli dal 3 ottobre al Castel dell'Ovo

lattedimamma
#lattedimamma, Isotta Bellomunno

Madre benigna e madre terribile: #lattedimamma di Isotta Bellomunno riporta l’arte al contatto materno.
Il 3 ottobre a Napoli, presso la Sala delle Ex Carceri di Castel dell’Ovo sarà inaugurata la mostra #lattedimamma di Isotta Bellomunno, a cura di Chiara Reale e patrocinata dall’Assessorato ai Giovani e alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 13 ottobre 2015.
Classe ’87, diplomatasi in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, inutile far finta di non collegare il suo cognome, Bellomunno, alla famiglia napoletana proprietaria di una storica impresa di pompe funebri. D’altra parte sul tema della vita e della morte Isotta ha sempre ironizzato, anche attraverso la sua famosa performance “Labarabarca”, tenutasi a Napoli nel 2013.
Isotta, da dove ha avuto origine e come si sviluppa questo tuo nuovo progetto artistico?
#Lattedimamma è un progetto iniziato circa un anno fa, e inizialmente prevedeva la realizzazione di una mammella di mucca in lattice e la sua applicazione sul corpo umano da cui poi sarebbero nati una serie di scatti fotografici. Ad oggi mi ritrovo con un progetto composto da foto, installazioni, disegni e sculture. Al di là della ricerca estetica, il lavoro, è un’indagine sull’esistenza dell’individuo umano e sulla sua ricerca di serenità nel corso della vita. La mammella come una metafora ci racconta e spiega che non siamo fatti per restare da soli. L’uomo è dotato di raziocinio e di sentimenti, e costantemente carica ogni evento della sua vita di significati più o meno coscienti. Così come il neonato ricerca subito il seno materno creando quel rapporto unico fra madre e figlio, da adulti ricerchiamo inconsciamente, negli altri, qualcosa che ci ricordi quel legame primordiale, quel calore e conforto che sentivamo nel grembo materno. L’attaccamento alla mammella quindi non è semplicemente fatto di necessità caloriche ma soprattutto di bisogni psicologici da appagare, di sentimenti fortissimi d’appartenenza.
Nel tuo percorso formativo ed espositivo hai avuto modo di confrontarti con numerose realtà artistiche extra-cittadine. Alla luce di tali esperienze come vivi il nostro territorio e come trovi il confronto con le altre giovani realtà artistiche presenti?
L’essere ritornata a vivere qui dopo dieci anni è strano e interessante a tempo stesso, sembra quasi di essere una turista della città in cui sono nata. Questo mi permette, almeno credo, di avere quel giusto distacco per apprezzarla o meno con coerenza. Napoli, nonostante i lunghi trascorsi a Milano e Torino, è il luogo dove sono cresciuta di più sotto il profilo artistico e resta indubbiamente la città che più si presta ad un lavoro come il mio, o per lo meno lo è stata sino ad ora. Dopo due anni che non esponevo a Napoli, mi ritrovo a confrontarmi con la città nello stesso posto dove con #labarabarca son stata criticata e apprezzata. Staremo a vedere che cosa accadrà.
Listener 2Quali sono i tuoi progetti futuri? 
Ci sarebbe l’idea di spostarsi fuori dall’Italia, ma vediamo prima cosa accade con #lattedimamma.
 
 
 

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