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Wikileaks, moderata apprensione per l'Italia

WIKILEAKS: NYT; BERLUSCONI PORTAVOCE PUTIN IN EUROPA

Di Paolo Cappelli

Tutto è cominciato pochi giorni fa, dopo l’annuncio di Julian Assange, visionario fondatore di Wikileaks, il sito specializzato nella rivelazione di documenti riservati, in particolare statunitensi. Sul sito, attualmente sotto attacco informatico con l’intento di oscurarne la visibilità e la raggiungibilità, sarà progressivamente pubblicata una serie di informazioni di peso sette volte superiore a quelle che hanno per giorni occupato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo in passato. Si sa solo che le rivelazioni riguardano la diplomazia americana. E non solo.
Il Dipartimento di Stato americano, prevedendo le inevitabili ripercussioni e tensioni con gli alleati, ha ritenuto di dover informare della pubblicazione tutte le maggiori diplomazie mondiali, dal Regno Unito, ai partner europei, all’Italia. Dell’Italia e delle sue alleanze più strette (Russia, Libia) parlano i più di 3000 messaggi (o cablogrammi) spediti dalla rappresentanza diplomatica USA a Roma e firmati in prevalenza dall’allora Vice Capo Missione dell’Ambasciata USA, Elizabeth L. Dibble, funzionario inserito in profondità nell’establishment dell’amministrazione americana e con un bagaglio professionale di tutto rispetto. A Washington è stata Direttore dell’Ufficio per il Processo di Pace e gli Affari Regionali nell’Ufficio per gli Affari del Vicino Oriente; dal 2004 al 2006 ha gestito le relazioni tra Stati Uniti e partner come Israele, ANP, Egitto, Giordania, Libano e Siria. Dal 2006 e fino al 2008 (ovvero prima di venire a stabilirsi in Italia presso l’ambasciata a stelle e strisce di Roma fino al fino al 1 novembre 2010) è stata Segretario vicario nell’Ufficio degli affari economici, energetici e commerciali, che ha la funzione di promuovere la sicurezza e la prosperità economica in patria e all’estero. Se la sostituzione della Signora Dibble con l’attuale Vice Capo della missione diplomatica in Italia Douglas C. Hengel sia un normale avvicendamento non è noto. Di fatto, questa è avvenuta poche settimane prima che divenisse pubblica la prossima divulgazione delle notizie riservate. Rimpatriare un funzionario costa certamente meno che esporla al fuoco di fila della stampa.
Ma cosa c’è di sconvolgente nelle rivelazioni di Wikileaks sull’Italia?
I documenti sul Bel Paese, almeno per quanto noto al momento, non sembrano destare eccessiva preoccupazione, se si esclude la richiesta di procedere a livello giudiziario contro ignoti, così come suggerito dal Ministro degli Esteri Frattini alla Procura di Roma. Di fatto, si parla di “strette relazioni tra Vladimir Putin, Primo Ministro Russo, e Silvio Berlusconi”, relazioni che comprenderebbero “doni sontuosi” per contratti redditizi nel settore energetico e l’esistenza di un fantomatico intermediario italiano che parla bene il russo.
Berlusconi ne esce dipinto come il “portavoce di Putin in Europa”. Putin è descritto come un “capobranco” (alpha dog), contrariamente al compagno-antagonista, il presidente Medvedev, giudicato “pallido ed esitante”. E’ stato probabilmente questo a indurre il Segretario di Stato Americano Hillary Clinton, all’inizio di quest’anno, a chiedere alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali ”investimenti personali” dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi.
E’ emblematica la copertina del settimanale tedesco “Der Spiegel” che riportava anticipazioni dei contenuti dei documenti riservati poi diffusi su Wikileaks, con i volti di diversi leader europei e tra questi, anche quello di Berlusconi, con la didascalia “wilde Partys” (festini selvaggi). Proprio a questi si riferiva la Dibble, citata dal Guardian, quando descriveva nei propri messaggi il Presidente del Consiglio come leader “incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno, fisicamente e politicamente debole” le cui “frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”. La stampa italiana non ha mai perso di vista le relazioni private  e gli atteggiamenti egocentrici del premier, che dal punto di vista mediatico non rappresentano, dunque, una novità. Lo stesso Berlusconi, informato dei contenuti delle rivelazioni, avrebbe detto “ci rido su”.
Secondo le indiscrezioni, Washington è infastidita anche dall’amicizia preferenziale del premier italiano con il leader libico. Di Gheddafi, presenza da sempre problematica sullo scacchiere internazionale per gli USA, viene notato che “ha una bellissima infermiera”. E proprio domani Berlusconi sbarca a Tripoli per il terzo summit tra Ue e Africa incentrato su economia e immigrazione, ma e’ verosimile che la ridda di rivelazioni diplomatiche scatenato da Julian Assange finisca nelle conversazioni dei leader.
E’ ancora presto, ma non ci vorrà molto, per sapere se quanto rivelato costituirà veramente “l’11 settembre della diplomazia”, come ha detto il Ministro degli Esteri Franco Frattini. Di sicuro c’è che, qualora si trovassero riscontri certi, l’America, che da più di 60 anni cerca di costruirsi la reputazione di “paladino del mondo”, dovrà rivedere alla base le proprie ambizioni e la propria strategia diplomatica. Oggi come oggi, Wikileaks ha erogato una quantità enorme di crediti che, c’è da scommetterci, molti dei partner mondiali degli USA vorranno giocarsi ai tavoli verdi dei rapporti tra Stati,  specie quando si troveranno di fronte la Signora Clinton.

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