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L'inevitabile scacco al nucleare

di Monica Capo

Silicato di sodio (vetro solubile) e altri agenti chimici: con questi strumenti è stata finalmente chiusa la falla nel pozzo di scarico del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima. La breccia di 20 centimetri di larghezza aveva provocato un importante versamento di acqua radioattiva nell’Oceano Pacifico tanto che nel tratto di mare antistante l’impianto erano stati rilevati quantitativi di iodio-131 pari a 7,5 milioni la norma. Gli esperti nucleari sostengono, tuttavia, che i reattori danneggiati non siano affatto sotto controllo. Infatti, la stessa Tepco, gestore della centrale nucleare di Fukushima, ha reso noto che potrebbe iniettare azoto nel reattore n.1, il piu’ danneggiato tra i sei della struttura, per neutralizzare possibili esplosioni che potrebbero verificarsi a causa dell’accumulo di idrogeno. Mosca, da parte sua, sarebbe pronta ad inviare in Giappone una nave da usare per ripulire dalle scorie radioattive lo specchio d’acqua nei pressi della centrale nucleare di Kukushima. Nel frattempo, però, ha sospeso l’importazione di pesce e frutti di mare da 242 industrie giapponesi.

Sempre la Tepco, invece, come riferisce  la tv pubblica giapponese Nhk, avrebbe intenzione di elargire “aiuti economici” alle persone colpite dalla crisi. Più precisamente, sembra che versera’ a titolo di indennizzo iniziale 1 milione di yen (circa 8.300 euro) a ogni famiglia costretta ad evacuare nei dintorni dell’impianto colpito dal sisma/tsunami dell’11 marzo. Ricordiamo che circa  80.000 persone sono state costrette ad abbandonare le rispettive abitazioni nel raggio di 20 km dalla centrale a causa del rischio radioattivo.

Ed è davvero una magra consolazione visto che, secondo la stima diffusa dal Comitato europeo per i rischi da radiazione (Ecrr), sui danni a breve e medio raggio del disastro nucleare, in Giappone nei prossimi 50 anni potranno verificarsi circa 200 mila casi di cancro tra i 3 milioni di persone che vivono a meno di 100 km dalla centrale di Fukushima. A questa drammatica stima, si è aggiunto il grido d’allarme di numerosi biologi marini e scienziati dell’ecosistema per le conseguenze a lungo termine, che avranno le sostanze radioattive riversate in mare come il cesio 137, lo iodio 131 e il plutonio.

Tra l’altro, arriva anche la notizia, che Ubs, una delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo, prevede che il disastro nucleare in corso a Fukushima avrà un impatto negativo maggiore e peggiore sull’industria nucleare del mondo di quello di Chernobyl. Questo soprattutto perchè Fukushima sta avvenendo in un’economia avanzata che sta utilizzando tecnologia di reattori americana/giapponese, non in uno stato totalitario con una tecnologia substandard  e senza cultura della sicurezza. Inoltre, la  dimensione e la durata dell’incidente è senza precedenti.

Per gli analisti della banca svizzera ancora più significativa, specialmente per gli investitori e i fornitori di nucleare, potrebbe essere l’intera rivalutazione del rischio delle nuclear companies, sia da parte dei governi che delle assicurazioni. E pensare che, come riferisce Massimo Scalia, tra i padri dell’ambientalismo scientifico in Italia e docente alla facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università La Sapienza di Roma, prima di Fukushima qualcuno ha osato addirittura parlare di rinascimento nucleare. In realtà, il nucleare è in declino da parecchio tempo, e a dirlo era la stessa Agenzia internazionale per l’energia atomica. Da dieci anni la curva che rappresenta la crescita del nucleare nel mondo è piatta e non ha saputo raggiungere il ‘picco di Hubbert ovvero il picco della produzione industriale di petrolio. Lo stesso accrescimento degli impianti nucleari seguiva quella curva e non ha mai raggiunto il picco e molti studi internazionali prevedevano che entro cinquant’anni il nucleare si sarebbe spento.

Nonostante questo, in Italia si è tornato a parlare dell’ipotesi nucleare e la lobby nuclearista sta facendo di tutto perché il paese ritorni ad usare la tecnologia dell’atomo:  in particolare si è costituito un ‘pacchetto di mischia’ costituito da Enel, Edf e da Areva la casa costruttrice delle tecnologie francesi. Oggi, il governo parla di un anno di moratoria, ma visti gli interessi forti che stanno dietro all’affare nucleare si può facilmente dedurre che sia soltanto un servizio che  fa a questo gruppo di pressione nella speranza che il Referendum non passi e che si possa dire che gli italiani non sono contro il nucleare e che quindi si possa riprendere la partita un anno dopo.

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