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HomeCinema“A” come “Amicizia”. Tutti per uno, uno per tutti

“A” come “Amicizia”. Tutti per uno, uno per tutti

di Luigina Lovaglio
E’ stata presentata al cinema Adriano di Roma l’anteprima del film “ Confusi e felici”, in uscita nella sale giovedì prossimo 30 ottobre.
Scritto da Edoardo Falcone e Massimiliano Bruno. Quest’ultimo ne ha curato la regia e figura anche nel cast, col ruolo del mammone (Pasquale), insieme ad un gruppo di bravissimi attori di comprovata esperienza teatrale e cinematografica : Claudio Bisio, Marco Giallini, Anna Foglietta, Massimiliano Bruno, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti, Pietro Sermonti, Gioele Dix, Rocco Papaleo, Kelly Palacios.confusi-e-felici-locandina-low
Un’inquadratura centrata sul viso di Claudio Bisio l’inizio del film: ” Salve sono Marcello, ho 49anni, faccio lo psicanalista e sono depresso”.
Durante la pratica di un bellissimo sport, il tiro con l’arco, in cui è un campione , gli accade per la prima volta di non fare “centro” perché il suo visus è sfocato. La trama del film ruota intorno a questo “guardare e non vedere”. E’ la storia di uno psicanalista cinico, che assiste i suoi pazienti prende salate parcelle ma non li cura, il quale cade in depressione dopo aver appreso che ha un problema di salute, legato alla vista e decide di mollare tutto, gli fanno compagnia un improbabile gruppo di pazienti.
La sua assistente Silvia (Anna Foglietta) radunerà gli strampalati pazienti per cercare di aiutarlo, e questi accetteranno di farlo inizialmente solo per puro egoismo, per non perdere il loro terapista. Idea bellissima se non fosse che, quel gruppo è formato, da uno spacciatore con crisi di panico (Massimo Giallini), un mammone ancora vergine a 40anni che conserva tutti i giocattoli dell’infanzia nella sua cameretta da bimbo, una coppia in crisi sessuale (Caterina Guzzanti e Pietro Sermonti) in cui l’eros del marito è il cellulare al quale è attaccato ossessivamente per seguire partite, facebook, whatsapp, una ninfomane (Paola Minaccioni) e Michelangelo (Rocco Papaleo) telecronista con accese e frequenti crisi di rabbia perché tradito dalla moglie. Confusi e felici doveva chiamarsi inizialmente “ Tutti per uno”, un film leggero solo nell’apparenza, perché fra una battuta e l’altra, la sorpresa è stata un’altra: è una pellicola corale, una di quelle in cui non pensi alla fine – ho buttato dei soldi- ha provocato risate scroscianti in sala, ed insieme momenti di profonda commozione con qualche lacrima.
E’ un film originale perché parla di amicizia. Un valore fuori moda in questo virtuale che assorbe, in questa velocità che non permette nemmeno di fare una telefonata ?
No! La storia tratteggia proprio questo , il valore di un ideale assoluto come quello dell’amicizia e dell’amore. Il regista ha evidenziato sapientemente e con grande maestria, non solo nella scrittura della sceneggiatura ma anche attraverso la telecamera con semplicità lineare, andando colpire esattamente il “ centro” del suo bersaglio, con dei fermi immagine (alcune inquadrature)in chiavi di lettura di discorsi non recitati.
lovaglioIn una intervista Massimiliano Bruno ha affermato <<Un film è un veicolo di amore verso il pubblico e nel domandarmi quale mezzo si debba usare per raggiungere un certo fine la risposta è stata “ l’ironia e la comicità” che sono in grado, secondo me, di veicolare in maniera corretta ogni tipo di messaggio. Questo film è stato anche un omaggiare la “ commedia all’italiana”, film con i quali sono cresciuto da “ C’eravamo tanto amati” di Scola, a “ Il sorpasso” e i “ Mostri” di Dino Risi, mi accorgo che in quei casi si rideva quasi al limite del politicamente scorretto, con una certa cattiveria, ma che si trattava di un cinema che non aveva paura di approfondire, che raccontava la disumanità, l’anaffettività della gente sia pure con grande comicità>>
Anche i nomi dello psicanalista e della sua assistente, Marcello e Silvia (Bisio/Foglietta), nella scena girata a Fontana di Trevi, sono sicuramente un omaggio al film “La Dolce Vita” .
E’ sicuramente una commedia corale questo film, che consiglio di andare a vedere, giocata fra: amicizia, solitudine, altruismo, amore, incapacità d’amare e bisogno d’amore, generosità e speranza. Importante lo spessore dei bravi attori uniti anche da amicizia, che ben diretti dal regista hanno dato voce ai loro copioni: comunicazione “indiretta” e trasversale dei social network con e nell’illusione di sentirsi meno soli, fra amicizie che non sono quasi mai tali , ma solo illusioni, psicanalisti che assistono e non curano, un consiglio a cercare di vedere ed osservare un “noi” e ciò che ci circonda con occhi diversi, senza considerare le diottrie a disposizione, ed in ultimo ma non per ultimo, il coraggio di tirare quel rigore (incubo ricorrente dello psicanalista), senza la paura di non fare goal.

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