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Ciak d'oro: ancora premiati Mainetti e Genovese. Cresce l'attesa per i Nastri d'Argento

L’estate, si sa, non è mai stata una stagione interessante per il cinema. Nessuna novità di rilievo, ma pellicole soprattutto straniere dimenticate anche dalla critica più feroce. C’è ancora però qualche appuntamento da non perdere prima di tuffi al mare e gite in montagna. Uno è si è svolto ieri sera, a Cinecittà sul set della Roma antica e uno è in programma il prossimo 2 luglio nella cornice del Teatro Antico di Taormina.
Andiamo dunque per ordine, dando il nome dei vincitori che sono stati premiati con il Ciak d’oro, il riconoscimento cinematografico dell’omonima rivista diretta da Piera Detassis e che quest’anno ha festeggiato la trentesima edizione.
Una giuria composta da giornalisti, critici e lettori di Ciak hanno deciso di assegnare ben quattro premi a “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti e a “Perfetti Sconosciuti” di Paolo Genovese, ovvero i due film italiani rivelazione di questa stagione e che avevano già fatto incetta di premi ai David di Donatello.
La commedia incentrata sui segreti nascosti nei cellulari-scatola nera dei protagonisti ha vinto come miglior film, migliore sceneggiatura, attore protagonista (Marco Giallini) e per la canzone interpretata da Fiorella Mannoia. L’originale lavoro di Mainetti invece si è aggiudicato i Ciak d’oro per la miglior opera prima, il miglior attore non protagonista (Luca Marinelli), la miglior colonna sonora (di Michele Braga e Gabriele Mainetti) e il miglior manifesto (di Daniele Moretti per Big Jellyfish). Non è certo da meno il risultato ottenuto da “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone che porta a casa tre riconoscimenti (miglior la regia, scenografia e costumi).
Per quanto riguarda gli attori, il Ciak d’oro come migliore interprete femminile protagonista è andato a Sabrina Ferilli per “Io e Lei” di Maria Sole Tognazzi e quello come migliore interprete non protagonista a Sonia Bergamasco (come non ricordarla in “Quo Vado”!).
Ciak d’oro alla carriera a Lino Banfi, per il suo lavoro di attore in tanti anni, tra cinema e fiction.
La stagione però non termina mai senza i Nastri d’Argento, giunti quest’anno alla settantesima edizione. Come avviene fin dal 1946 sarà il Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani a decretare i vincitori di questo importante premio.
Le nomination sono numerose, ma tra tutti i titoli domina con dieci potenziali premi, il film di Paolo Virzì, applauditissimo a Cannes, “La Pazza Gioia” che al botteghino, dopo due settimane di presenza, ha già guadagnato oltre tre milioni di euro.
Non va peggio per la pellicola di Gabriele Mainetti “Lo chiamavano Jeeg Robot” con nove, seguito da “Suburra” con sette e da “Per Amor Vostro” con sei.
Candidati come migliori attori ci sono alcuni tra i migliori nomi del cinema italiano di oggi: Claudio Santamaria (“Lo chiamavano Jeeg Robot”), Pierfrancesco Favino (“Suburra”), Stefano Accorsi (“Veloce come il Vento”), Elio Germano (“Alaska”) e Riccardo Scamarcio in nomination con ben due titoli (“ La Prima Luce” e “Pericle in Nero”).
Nella categoria Miglior attore non protagonista troviamo invece Fabrizio Bentivoglio, con tre film, Luca Marinelli, Massimiliano Gallo, Peppino Di Capri, Claudio Amendola e Adriano Giannini.
Per quanto riguarda le attrici, le nomination vanno a Paola Cortellesi (“Gli ultimi saranno gli Ultimi”), Sabrina Ferilli (“Io e Lei”), Monica Guerritore (“La Bella Gente”), Micaela Ramazzotti (“La Pazza Gioia”), Valeria Golino (“Per Amor Vostro”)
Migliori attrici non protagoniste in lizza sono Valentina Carnelutti, con due film, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic, Sonia Bergamasco e Greta Scarno.
Tra le categorie più importanti c’è sicuramente quella per il Nastro d’Argento al Regista del Miglior film e che nelle nomination vede Paolo Virzi, per “La Pazza Gioia”, Claudio Cupellini, per “Alaska”, Roberto Andò, “Le Confessioni”, Giuseppe M.Gaudino, “Per Amor Vostro” e Stefano Sollima per “Suburra”.
I riconoscimenti sono molti e vedranno salire sul palco nomi eccellenti di quel cinema nostrano spesso maltrattato, talvolta non senza ragione, ma anche lodato degnamente quando si distingue.
 
di Caterina Ferruzzi

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