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Affido condiviso: le audizioni al Senato e il fenomeno della citazione impropria

di Vittorio Vezzetti*
Dopo svariati mesi le audizioni presso la Commissione Giustizia del Senato per la riforma dell’affidamento condiviso in data 7 marzo sono finalmente giunte al termine e in molti sono in attesa dell’elaborazione del testo unico su cui inizierà il vero dibattimento.  Mi sento di dire che, al di là di differenti punti di vista su temi quali il coordinatore genitoriale o la mediazione obbligatoria (che secondo alcuni è inattuabile anche sotto forma di una sola seduta e va contro la convenzione di Istanbul mentre invece esistono molti Paesi progrediti in cui evidentemente non la pensano così https://www.altalex.com/documents/news/2019/01/15/affido-condiviso-ragioni-a-sostegno-della-riforma-pillon ), chiarito che i tempi sovrapponibili (compresi nel range 12-18 pernotti mensili, magari con dei distinguo a seconda dell’età) sono correlati con migliori outcome a breve e lungo termine, l’aspetto più caratteristico di questa tornata (tentativo di riforma della diciottesima legislatura) è stato il fenomeno della citazione impropria, ovvero della citazione a supporto della propria tesi del pensiero di altri Autori che però, ad una verifica attenta, avevano espresso tutt’altre opinioni.
Non si tratta di un fenomeno esclusivamente italiano: mi raccontava infatti l’amico Ricardo Simoes, brillante Presidente di Igualdade Parental al convegno internazionale di Lisbona, che alle audizioni lusitane un’attivista veterofemminista citò a sostegno della propria tesi di nocività per l’infanzia dell’affido materialmente condiviso (AMC) nientepopodimeno che le imponenti ricerche su decine di migliaia di minori di Malin Bergstrom. Peccato però che gli studi dell’amica Malin affermino tutt’altro e rappresentino un caposaldo inarrivabile a favore dell’AMC. Io stesso li ho citati nella mia audizione del 13 novembre u.s. link a: http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/000/689/COLIBRI_ITALIA_1.pdf
Il caso più clamoroso di citazione impropria è stato, come sappiamo, quello relativo alla vicenda del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi.                                                                                                                     
Facendo seguito all’audizione del 31/01/2019 del presidente del Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi (CNOP), dott. Fulvio Giardina, e della consigliera Antonella Bozzaotra, da parte della 2^ Commissione (Giustizia) del Senato della Repubblica in data 7 febbraio 2019 il CNOP formulava un parere tecnico sul ddl 735 in materia di affidamento condiviso (http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/001/117/CNOP.pdf).
In esso veniva riportato: “Il luogo prevalente di vita del minore, soprattutto in età infantile, deve essere uno ed uno solo, unico e privilegiato. L’interferenza dell’ambiente sul regolare processo di sviluppo del minore è ampiamente dimostrata dalla letteratura scientifica, al punto da influenzarne la salute. Su questa specifica criticità si segnalava la seguente bibliografia: 1) Nielsen, L. (2013). Shared residential custody: Review of the research. American Journal of Family Law, 27(1), 61-71; 2) Zartler, U., & Grillenberger, K. (2017). Doubled Homes— Doubled Social Ties? Children’s Relationships in PostDivorce Shared Residence Arrangements. Children & Society, 31(2), 144-156; 3) van der Heijden, F., Poortman, A. R., & van der Lippe, T. (2016). Children’s postdivorce residence arrangements and parental experienced time pressure”.
Premesso che il terzo studio citato non riguarda neppure i minori ma è uno studio sullo stress dei genitori e che il secondo è un micro-studio su 14 (quattordici, scelti come?) ragazzini di età compresa fra 10 e 14 anni relativamente allo sviluppo di reti amicali e sociali nei diversi tipi di affido e solo su quello, la citazione del primo studio a supporto del domicilio unico e privilegiato ha rappresentato un fatto di inaudita gravità (http://www.figlipersempre.com/res/site39917/res715926_CommissioneGiustizia.pdf).
Infatti, quando ho letto la citazione, dopo un primo attimo di smarrimento ho ritenuto di dover chiedere subito chiarimenti a Linda Nielsen, luminare con cui sono da tempo in contatto per motivi di studio e le cui ricerche reputavo come tutti essere pietre miliari a favore dell’AMC e contrarie al domicilio unico e prevalente.
La risposta della Prof.ssa era vigorosa (conservo con cura tutto il carteggio via mail): prima obiettava che l’uso dei suoi studi era distorto, poi mi segnalava che anche le altre due ricerche poco c’entravano col topic, poi mi chiedeva  l’indirizzo di chi l’aveva citata impropriamente e infine -come sappiamo- reagiva diffidando il CNOP dall’uso improprio dei suoi studi che portano invece a conclusioni opposte a quelle riportate nel documento e richiedendo scuse per la mistificazione del suo pensiero.  Io suggerivo di inviare per conoscenza la diffida anche a me e al sen. Pillon: così oggi agli atti del Senato abbiamo anche le accurate ricerche della vulcanica Prof.ssa del North Carolina, opinion leader mondiale riconosciuto oltre che dal CNOP persino dal Consiglio d’Europa!! Passo probabilmente decisivo per l’introduzione della presunzione di affido materialmente condiviso in Italia.
In una doverosa integrazione successiva il CNOP scriveva, con buona pace del domicilio solo,  unico, privilegiato che “La posizione espressa da questo Ordine è di considerare favorevolmente ogni indicazione che porti a rafforzare la pariteticità e condivisione delle responsabilità genitoriali e dei compiti di cura. La preoccupazione evidenziata nella nota del 7 febbraio è relativa alla necessità di una applicazione di tale principio che sia in grado di tener conto dei fattori relativi all’età del minore e di alcune specifiche caratteristiche da assumere come punti di riferimento. Infatti, come espresso “l’interferenza dell’ambiente sul regolare processo di sviluppo del minore è ampiamente dimostrata dalla letteratura scientifica” ed in questo senso veniva richiamato – tra gli altri e per completezza di riferimenti – lo studio della Nielsen (Nielsen, L. (2013). Shared residential custody: Review of the research. American Journal of Family Law, 27(1), 61-71), oltre che come importante riferimento delle esistenti ed articolate ricerche in materia. È infatti opportuno sottolineare che detto studio, che evidenzia i pregi di equilibrati tempi di frequentazione del minore con entrambi i genitori, si basa sull’analisi di situazioni con tempi di collocazione che vanno dal 35 al 50% in genere raffrontate con situazioni di collocazione esclusiva: tutte comunque decise in modo ragionato” (http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/001/240/CNOP_-_Supplemento_al_parere_in_materia_di_affido_condiviso.pdf).
Un altro esempio di citazione sconfessata, perché impropria, dagli Autori originali è quella che ritroviamo nel documento rilasciato dalla Prof.ssa Antonietta Curci. Posto che molte sarebbero a mio avviso le censure da fare da un punto di vista medico-scientifico, sono rimasto particolarmente sorpreso nel leggere il seguente periodo: “Un recentissimo articolo riassume i 12 interventi di una conferenza mondiale che si è tenuta a Boston nel maggio 2017 (NdR: conferenza organizzata dall’International Council on Shared Parenting, organizzazione di cui sono stato co-fondatore, per tre anni membro del Comitato Scientifico, di cui sono da sempre socio, da cui ricevo costanti aggiornamenti e all’interno della quale ho tanti amici che incontro in giro per il mondo). I dodici relatori, chiamati a discutere sul primo delicato tema della conferenza (is there persuasive evidence that shared parenting provides real benefit to children of divorce?) concludono che per mantenere relazioni di alta qualità con i loro figli, i genitori devono avere interazioni sufficientemente ampie e regolari con loro, ma la quantità di tempo coinvolto è solitamente meno importante della qualità dell’interazione stessa (Lamb, Sternberg e Thompson 1997)” (http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/001/071/Prof.ssa_Antonietta_CURCI.pdf).
Già il mettere come referenza di una presunta affermazione formulata nel convegno del 2017 un articolo antecedente di 20 anni al  convegno medesimo  mi è parsa cosa metodologicamente singolare; ma poi un’affermazione del genere cozzava con le conclusioni del convegno di Boston che l’ICSP mi aveva inviato per mail. Poiché a Boston, dove avrei dovuto portare come relatore un contributo importante, non avevo potuto all’ultimo momento recarmi per problemi familiari, ho chiesto  lumi direttamente al Presidente dell’ICSP e redattore delle conclusioni, l’amico Edward Kruk. La sua risposta inizia con “This is obviously inaccurate and untrue, Vittorio. And to rely on a 1997 article that is 21 years old is highly problematic”.Il resto in originale è al link: http://www.figlipersempre.com/res/site39917/res716007_kruk-lettera.pdf  e non mi pare lasci molti dubbi. Comunque ognuno può giudicare. Per scrupolo chiedevo direttamente a Michael Lamb, Autore principale, e qui la risposta era decisamente più lapidaria e seccata (the quote misstates the article and takes the words out of context. (la citazione travisa l’articolo e prende le parole al di fuori del contesto). (http://www.figlipersempre.com/res/site39917/res716008_lamb-risposta.pdf).
Per il terzo esempio non ho dovuto disturbare docenti della British Columbia University, della Cambridge University o fare ricerche alla Simon Wiesentahl. Semplicemente perché vittima della mistificazione è stato… il sottoscritto! A pagina 76 della voluminosa relazione di Maison Antigone si legge infatti: Se infatti nel 2015 in Svezia erano il 40% le coppie svedesi che avessero scelto la collocazione  alternata paritetica a scansione 50/50  nell’ottobre 2018, in udienza dinanzi la Vostra Commissione al Senato, il Dott. Vezzetti ha riportato il dato piu attuale nel frattempo sceso in 3 anni al 28%. Davvero avrei detto questo? No, perché non risponde al vero. I dati svedesi mi vengono forniti sempre da Malin Bergstrom in tempo reale. La figura presente nella mia relazione parlamentare (pagina 2 del link:  http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/000/689/COLIBRI_ITALIA_1.pdf ) è inequivocabile. Il dato del 28% presente nella relazione introduttiva è relativo al 2013 (quella parte è stata presa per motivi contingenti senza aggiornamenti pari pari dall’introduzione al DDL 1163 del 2013 e allora il dato era quello. In realtà la crescita dell’affido paritario in Svezia non ha mai avuto pause né ripensamenti).
Mi fermo qua (ma, se prendessi spunto dall’opera di disinformazione fatta sistematicamente dai mass media,  potrei andare avanti con esempi del genere per parecchie ulteriori pagine). La conclusione di questo articolo parte dall’osservazione che ormai la battaglia contro il DDL per la riforma dell’affidamento da legalmente a materialmente condiviso è senza esclusione di colpi.
A mio modesto avviso  l’opposizione alla riforma nel senso di un affidamento che sia non solo legalmente ma anche materialmente condiviso è legata ad un intreccio di fattori che passano da un’opposizione aprioristica al governo ad antipatie verso il relatore per fatti che niente c’entrano con questo progetto fino a grossi interessi economici che roteano sopra il mondo della separazione e che rischiano di ridursi in maniera netta come già accaduto in tutti i Paesi che prima di noi hanno percorso questa strada (oggi in Svezia, Paese di quasi 10 milioni di abitanti, si è scesi a 400 cause giudiziali per l’affidamento della prole…).
Si potrebbe così arrivare, secondo il mio modestissimo pensiero, a snaturare il pensiero di altre persone per i propri fini. Ma, voglio essere ottimista, non si può arrestare un processo che, con velocità differenti (nelle Baleari e in Catalogna si è ormai sopra il 45% di affido materialmente condiviso, in alcune aree delle Fiandre oltre il 60%) è in atto in tutto il mondo e che, se il Destino lo vorrà, presto arriverà a compimento proprio in Italia.
*Presidente dell’ European Platform for joint Custody COLIBRI  www.childefenders.com e co fondatore dell’International Council on Shared  Parenting  https://twohomes.org/en_ICSP
 
 
 
 
 
 
 

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