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La valigia sul letto: consigli di viaggio

di Paolo Cappelli
Le città di preparano al grande esodo agostano e come ogni anno tutti attendono il giorno della partenza con ansia. È finalmente arrivato il momento di dimenticarsi del capo prepotente, della collega antipatica, del vicino di scrivania che ha litigato col sapone e di tutto lo stress accumulato durante l’anno. E’ arrivato il momento di ricaricarsi e prepararsi a una nuova stagione lavorativa. Nel preparare la partenza però, emergono diversi atteggiamenti e diverse personalità.
C’è la mamma premurosa che in una valigia mette tutto quello che serve a sé e ai due bambini, al marito che “la valigia non mi basta” e aggiunge un borsone. C’è la ragazza che parte con un paio di jeans e poi si vede, ci sono i caricatori specializzati di automobili, quelli che se non hanno le valigie disposte simmetricamente in macchina hanno paura di sbandare a ogni curva e infine quelli che viaggiano in camper e allora si portano dietro tutto l’armadio e oltre. Ci sono quelli che se non si prende l’aereo non è vacanza e allora via a decidere se portare quel paio di scarpe o quell’altro. Eh sì perché dopo aver navigato su internet in lungo e in largo per trovare l’offerta migliore ed essere riusciti a comprare un biglietto per la Polinesia a 500 euro, sappiamo che potremo imbarcare solo 15 chili e portarne 10 a bordo in una valigia che non è più grande di una pochette.
Le linee aeree low cost sono una gran cosa. Quando iniziarono ad affacciarsi sul mercato, una decina di anni fa, si intuì subito che avrebbero rivoluzionato il mercato aereo. Era fantastico poter andare a Londra spendendo 1 centesimo (!!), che con le tasse e tutto arrivava a 40 euro per tratta. La medaglia però aveva un rovescio che non ha tardato a manifestarsi: in quanto a superamento dei limiti di peso concessi il costo aumenta e non di poco. Il cosiddetto “eccesso bagaglio” (qui una tabella) può comportare esborsi notevoli, specie perché si verifica in situazioni cui è difficile porre rimedio nell’immediato. Ho visto rifiutare al check-in bagagli a mano del peso superiore a quello consentito di pochi etti e costringere i malcapitati all’imbarco spendendo oltre 30 euro e su questo si potrebbero riempire pagine e pagine di blog.
Come in altre situazioni della vita, non solo il peso, ma anche le dimensioni contano: come dire, non solo il bagaglio non deve pesare più del consentito, ma se la si vuole usare come bagaglio a mano, la nostra borsa o valigia dovrà anche rispettare delle dimensioni obbligate. Chi non ha mai visto al check-in o all’imbarco quella struttura metallica misura-valigie? Se entra là bene, altrimenti va stivata (e pagata). Detto ciò, vediamo di fornire alcuni consigli pratici, per chi questa estate intende viaggiare in aereo, per evitare di trovarsi a discutere con l’incolpevole addetta al check-in (e vederci poi rifiutare l’imbarco), oltre che dover pagare i chili in più.
Il bagaglio da stivare
Scegliete una borsa o valigia dalle forme tradizionali, abbastanza squadrate. Inutile comprare roba di marca, tanto ormai le compagnie aeree non rimborsano quasi più nulla (cerniere spaccate, ruote divelte e chiusure strappate sono considerati “danni minori”, anche da vettori non low cost). Le valige/borse in tela, meglio se di colore scuro (che regge meglio lo sporco), hanno il vantaggio di resistere meglio ai maltrattamenti, ma se poi escono macchiate di sostanze oleose (e in un ciclo di trasporto i bagagli ne incontrano tante) ve le tenete così. Quelle rigide proteggono meglio il contenuto, ma se prendono un colpo forte, o si spaccano, o si ammaccano in maniera irreparabile, senza contare che non esiste valigia rigida nuova che non esca graffiata dai nastri (il graffio, se non rende inutilizzabile la valigia, non è neanche considerato un danno ai fini del risarcimento).
Il bagaglio a mano
E qui siamo alle note dolenti. Mentre rimangono invariate le considerazioni sulla forma e sui materiali, ricordatevi di non mettere in questo bagaglio alcun oggetto pericoloso (una cui lista non esaustiva è in questo documento), perché nella migliore delle ipotesi ve lo tolgono ai controlli di sicurezza, mentre se viaggiate in paesi un tantino più sensibili dal punto di vista della sicurezza (come Stati Uniti, Spagna o Regno Unito), potrebbero storcere il naso e costringervi a un controllo più approfondito, anche a livello di perquisizione personale. Se potete, scegliete uno zaino con lo schienale non rigido e non lo riempite come un uovo. Difficilmente troverete un dipendente così rigido da dirvi che sì pesa nei limiti ma è più lungo di 5 cm del consentito. Inoltre, una borsa non rigida vi consente di adattarla al misura-valigie anche a forza.
Ruote o non ruote?
I borsoni ovviamente non le hanno, alcune borse evolute si. Tenete presente che il meccanismo di contenimento della maniglia estraibile e le ruote pesano, ma ovviamente rendono più agevole il trasporto. Se vi vengono a prendere e non dovete trascinare i bagagli per lunghi tratti, meglio optare per borse senza ruote, viceversa, sono molto comode le valigie che qualcuno chiama 4×4. Sono quelle con quattro ruote indipendenti, che si stanno in piedi da sole e si spingono con un dito. Chi viaggia spesso con bagagli voluminosi, sa che tirarsi dietro un valigione a 2 ruote, dopo un po’, stanca. Attenzione, però: più ruote uguale maggior rischio di danni.
Il comportamento ai controlli di sicurezza
Inutile dire che si tratta di controlli volti a garantire che al passeggero non succeda nulla per mano di chi vuole compiere atti illeciti. Il modo migliore per evitare problemi è di mostrarsi collaborativi. Molto di quello che succede è una conseguenza dell’atteggiamento che teniamo, ma anche dell’umore del controllore di turno e dell’aeroporto in cui ci rechiamo. Ce ne sono alcuni in cui i controlli sono più stringenti, altri più blandi. Così capita che un oggetto sia non visto o tollerato in partenza e bloccato al rientro e non basta dire “Ma a Milano (città presa a caso) non mi hanno detto nulla”. I controlli ci sono ovunque, ma in alcuni luoghi sono più stringenti che altrove, tutto qui. Negli anni mi è capitato di portare a bordo le cose più disparate, dalle forbici per le unghie alle lame per taglierino, senza che venissero rilevati. Una persona con cui viaggio spesso per lavoro ha avuto per due anni nel portafogli una lametta che usava per tagliare le fascette in plastica con cui chiude le cerniere della valigia. L’hanno individuata (e sequestrata) la settimana scorsa a Fiumicino, per caso. Ma ci sono anche casi comici, come quello capitato a un conoscente, il quale dovette lasciare al varco una penna cui teneva molto perché secondo l’addetto alla sicurezza aveva semplicemente “una forma troppo appuntita”.
In “Se mi lasci non vale”, Julio Iglesias cantava la valigia sul letto, quella di un lungo viaggio, ma oggi come oggi la tendenza sembra essere a favore dei viaggi brevi. E poi, senza voler per forza scadere nei luoghi comuni, ci serve davvero tutta la roba che portiamo? Domanda superflua perché dopo 20 ore di volo e due scali siamo finalmente giunti a destinazione, stremati, ma la vista sulla barriera corallina polinesiana ci riempie di orgoglio e soddisfazione, fin quando un sudore freddo inizia a colare sulla fronte e poi lungo la schiena: ma l’abbiamo chiuso il gas?

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