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Fare Ambiente presenta il Rapporto sulle frodi agroalimentari

 
di Federica Ricci
Tra il 2008 e il 2009 le frodi agroalimentari in Italia sono aumentate in maniera vertiginosa segnando una crescita del 32%. Un giro d’affari illecito del valore di 3 milioni di euro al giorno, che provoca ingenti danni all’economia nazionale, dal momento che l’agroalimentare si colloca al secondo posto dopo il metalmeccanico tra i settori industriali. Sono alcune delle cifre contenute nel rapporto sulle frodi agroalimentari presentato da FareAmbiente lo scorso 8 giugno 2010.
Secondo i dati forniti dalle Forze dell’Ordine, non c’e’ una differenza tra Nord e Sud per quanto riguarda il numero di reati. Gli illeciti in campo agroalimentare ( da non confondere con la contraffazione delle etichette) vanno dal Nord Italia, dove sono maggiormente colpite l’Emilia Romagna, la Lombardia e la Toscana, al Sud., in cui risultano maggiormente coinvolte la Calabria e le Marche.
 Tra i prodotti più colpiti figurano quelli legati all’agricoltura biologica, i prodotti lattiero caseari e il vino. Per quanto riguarda le truffe sanitarie, invece, quelle che riguardano l’alterazione del prodotto alimentare, nell’anno 2009 i Nas dei Carabinieri, hanno sequestrato 38mila tonnellate di alimenti. I settori che hanno subito l’aumento degli illeciti sono quelli dei prodotti dietetici (+62%), latte (+33%), insaccati (+30%), e pesce (+43%).
Tra le irregolarità dei prodotti citati sono state riscontrati oltre alle contaminazioni ambientali, anche trattamenti chimici e di conservazione illegali, la presenza di ormoni pesticidi e antibiotici nel cibo.
Al convegno tenutosi a Palazzo Firenze, in Roma, erano presenti oltre al Presidente di FareAmbiente, il Prof. Vincenzo Pepe, anche l’On Paolo Russo, Presidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati e Presidente Onorario di FareAmbiente, Maurizio de Lucia, Sostituto Procuratore Direzione Antimafia, Alessandro Masi, Segretario Generale della Dante Alighieri e ovviamente la Professoressa Eugenia Aloj Totaro e la Professoressa Anna Zollo che hanno coordinato la ricerca su tutto il territorio nazionale.
Queste le parole del Presidente Vincenzo Pepe: “La necessità di assicurare a tutti i cittadini garanzie di qualità ambientale e soprattutto si sicurezza ambientale e sanitaria sono i due aspetti che hanno spinto  FareAmbiente a redigere il primo rapporto nazionale sulle frodi agroalimentari. Il settore agroalimentare riveste una notevole importanza nell’economia del Paese, sia in termini di produzione e commercializzazione oltre che di perseverazione delle tipicità locali agroalimentari. I prodotti hanno delle caratteristiche specifiche di qualità irripetibili come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Prosciutto di Parma, i quali sono stati riconosciuti dall’Unione Europea sia come prodotti d’origine protetta che come prodotti a indicazione geografica protetta.  Il dovere di un Movimento Ambientalista serio e realista è quello di tutelare l’ambiente parallelamente alla tutela della tipicità dei prodotti e quindi la sicurezza alimentare, al fine di salvaguardare la salute dei cittadini. I  controlli sul territorio non devono fermarsi ad un dato statistico degli illeciti ma bisogna intervenire con una forte campagna di sensibilizzazione e di prevenzione nella popolazione attraverso la tracciabilità del prodotto. FareAmbiente, a breve, lancerà una proposta legislativa che riguarderà il dovere di fornire al cliente la provenienza dei prodotti all’interno dei ristoranti”.
L’On. Russo aggiunge: il Rapporto presentato da FareAmbiente rappresenta una linea guida oltre che una sollecitazione alle Istituzioni che passa dall’agricoltura al consumatore. Quando un prodotto di scarsa qualità passa sul nostro mercato attraverso le organizzazioni criminali, si verificano forti ripercussioni su tutta la produzione. Per questo è necessario informare i cittadini attraverso mirate campagne di sensibilizzazione sul tema e incrementare i controlli in questo settore. Infine il rapporto rappresenta  anche un mezzo per tutelare gli agricoltori che ogni giorno scendono nei campi a lavorare la terra.  
De Lucia conclude ribadendo la necessità di maggiori controlli soprattutto nelle grandi distribuzione dei prodotti perché proprio in questa  delicata fase si potrebbero verificare delle infiltrazioni mafiose con il riciclo di denaro sporco. Portare la distruzione delle merci sul ferro anziché sulla gomma potrebbe rappresentare un rimedio per contrastare l’illegalità nel nostro Paese, oltre alle necessità di intervenire con sanzioni penali e con strumenti adeguati per arginare il fenomeno delle frodi agroalimentari.

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