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25 novembre: partiamo dall'infanzia

di Maria Rosaria De Simone
25 NOVEMBRE. Una data importante, che si riveste, ormai, di significati profondi, di gesti e di simboli che raccontano di vite spezzate, di dolore e di solitudine. tumblr_m7xf79Hxty1r4x7fao1_1280
Le scarpe rosse dell’artista messicana Elina Chauvet, da molti anni ormai sono uno dei simboli più riconosciuti. Scarpe rosse nelle piazze, davanti alle Biblioteche comunali di Roma, ad esempio, o di fronte a luoghi istituzionali, anche quest’anno, a ricordare le tante vittime a cui uomini violenti, in genere i loro compagni, mariti, fidanzati, hanno impedito di vivere. Donne che l’amavano questa vita, che avevano tutti i diritti, come persone, di percorrere il loro pezzo di strada e di cielo. È stata loro tolta questa possibilità, in maniera inderogabile. Per sempre. Le scarpe rosse testimoniano il loro posto vuoto nel mondo. Come le sedie vuote, altro simbolo utilizzato. E come il colore rosso. Rosso come il sangue versato.
C’è chi dice che non serve un giorno della memoria, non servono simboli, sono tutti rituali inutili. Inutile invece è forse solo il nascondere il problema, chiudere gli occhi e pensare che la violenza non possa toccarci direttamente. L’uomo ha bisogno di riti, di simboli, ha bisogno ogni giorno di ricordare chi è, quanto siano importanti la convivenza civile, il rispetto e l’amore, abbandonando ogni prevaricazione e atteggiamento violento. Uomo e donna. C’è un mondo da cambiare, una mentalità tutta intera.
Prendiamo ad esempio i bambini. Osserviamo come, sin da piccoli, noi genitori, per rispettare i ruoli ormai consolidati di maschio e femmina e per esaltarne le caratteristiche, li facciamo spesso giocare separati. Giochi tradizionalmente maschili. Giochi tradizionalmente femminili. Guai a mischiarli. Magari solo entro un certo limite. Ai maschi i giochi che incrementano la forza, il valore, la lotta, la furbizia, l’essere competitivi al massimo.  un maschio non può mostrare sentimenti eccessivi o piangere in pubblico. Alle femmine le bambole, i gioielli, i trucchi. I maschi possono avvicinarsi sì alle bambole, ma con discrezione. E quando le hanno in mano e le distruggono, pazienza: è proprio dell’esser maschi.
Una ditta straniera di giocattoli fece un esperimento. In una stanza lasciò liberi di giocare maschi e femmine, permettendo loro di scegliere i giocattoli che volevano. La loro attenzione si concentrò soprattutto su un estintore, con cui era possibile giocare ai pompieri. La ditta, nella sua pubblicità, considerò il giocattolo del tipo “unisex”, ma i genitori lo comprarono solo per i maschi. La ditta così fu costretta a cambiare pubblicità.
A proposito di pubblicità: è molto facile notare come essa sia convenzionale e stereotipata riguardo alle differenze di sesso. Nei negozi il colore rosa sugli scaffali per le femmine, il colore celeste per i maschi. Così i genitori ed i bambini non possono sbagliare e possono orientarsi più facilmente.
Fermo restando le differenze tra maschi e femmine che sono belle e, per carità, vanno valorizzate, forse la lotta al femminicidio può partire proprio dall’epoca dei giochi. Insegniamo, noi tutti, a giocare insieme, maschi e femmine. È importante che i bambini condividano i giochi di società, ad esempio, che imparino nel gioco, il rispetto reciproco, il loro valore, il loro essere uguali, in fondo, pur nelle differenze. I maschi possono insegnare alle femmine certe loro prerogative e caratteristiche che nel tempo potranno risultare utili. Le femmine potranno condividere la loro sensibilità, la loro capacità di mediazione.
È dall’infanzia che si impara a crescere con la consapevolezza che ogni uomo, maschio o femmina che sia, va rispettato e che i rapporti non debbono essere basati sulla prevaricazione e sulla violenza. È dall’infanzia che si impara che la forza non va mai esercitata nei confronti della donna.
È dall’infanzia che si impara l’amore.
25 Novembre. Partendo dai segni e dai simboli si può riflettere per un mondo più giusto. Perché uomini e donne camminino insieme davvero e possano cambiare certi modi vergognosi di comportarsi.
 

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