di Maria Rosaria De Simone
Roma, 8 aprile. All’Auditorium Parco della Musica, Ildefonso Falcones è uno dei protagonisti di ‘Libri Come. Festa del Libro e della Lettura’. Il tema dell’incontro con lo scrittore, previsto per le sette di sera, è ‘Come ho raccontato Barcellona. Conversazione con Bruno Arpaia.’ In questi giorni sono stata spesso all’Auditorium, ma questo è l’evento che aspettavo. Avevo letto nel 2007 il romanzo “La Cattedrale del mare”, proprio di Ildefonso Falcones, e l’ho trovato uno dei libri più belli in assoluto. Era il romanzo d’esordio dello scrittore, che vive a Barcellona e di professione fa l’avvocato. Un successo sensazionale. Oltre 5 milioni di copie vendute nel mondo intero. Due anni fa è uscito il suo secondo romanzo “La mano di Fatima” ed il successo si sta ripetendo, perché la sua scrittura è un fiume narrativo in piena che ricostruisce la tragedia dei moriscos attraverso la vita singolare di un uomo tormentato, in una ricca trama di amori, intrighi e tradimenti. Un uomo che lotta per la convivenza tra cristiani e musulmani in una Barcellona del XVI secolo, che proprio allora ha iniziato a prendere la forma della città che oggi conosciamo. Un uomo, dagli occhi incredibilmente azzurri che, frutto dello stupro di un prete cristiano su una donna morisca, vive il rifiuto della sua gente, ma conosce poi il riscatto e la rivincita, attraverso il suo coraggio. Un uomo che vive le sue passioni di amore, odio e speranze, all’ombra di uno scontro storico tra le religioni, all’interno dell popolo spagnolo.
La sala è gremita. Bruno Arpaia, ispanista ed autore del romanzo “L’energia del vuoto” inizia ad intervistare Ildefonso Falcones.
Sono molto contento di poter intervistare lo scrittore che meglio rappresenta la letteratura spagnola degli ultimi anni. Anni fa mi recai a Barcellona ed andai a visitare la Cattedrale del Mare, uno degli esempi più affascinanti del gotico catalano. La Cattedrale era deserta, io come unico visitatore. Vi sono ritornato con mio figlio poco tempo fa. Quasi non riuscivamo ad entrare per l’impressionante fila di visitatori. Questo perchè il suo libro ”La Cattedrale del Mare” ha portato una forte pubblicità alla Cattedrale ed a Barcellona stessa. Questa è la potenza della cultura.
La ringrazio, sì il mio primo romanzo ha avuto un grande successo.
Come mai un uomo che di professione fa l’avvocato ha iniziato a scrivere?
Io scrivo da sempre. Tutti comunque dovrebbero avere interessi artistici al di là del lavoro. Non bisogna pensare solo al lavoro, che pure è importante, ma è necessario coltivare i propri interessi, in qualsiasi campo. Poi talvolta, grazie a Dio arriva il successo, il colpo di fortuna.
Ti ho sentito affermare che anche tu all’inizio della tua carriera di scrittore hai dovuto superare grosse difficoltà, anche con le case editrici.
Sì, grandi sacrifici, ma questo vale in ogni campo, vale per la scrittura, per la musica, per la pittura. Per coltivare un interesse servono sforzi, sacrifici, c’è tanto da imparare, tanto da studiare. Soprattutto se si ha una famiglia – ed io ho quattro figli -bisogna alzarsi all’alba, rinunciare la domenica a vedere le partite di calcio con gli amici e a tanto altro. Senza sacrifici non si giunge a nulla. Ma serve anche la fortuna di incontrare qualcuno che abbia voglia di leggere il tuo lavoro. Senza questo anche un capolavoro può rimanere chiuso come un bozzolo.
Quello che più mi ha impressionato dei suoi due romanzi è il rigore della documentazione storica. Come ha fatto a descrivere la Barcellona del XIII secolo prima, e del XVI secolo poi?
Per uno scrittore è importante sapere che il lettore è interessato alla trama. Introdurre troppe notizie storiche può appesantire la lettura e oscurare il racconto. Non bisogna mai esagerare. Comunque i dati mi sono stati forniti dagli studiosi della Barcellona antica.
Eppure la Barcellona antica era talmente diversa dalla metropoli che conosciamo che non deve essere stato semplice ricostruirla in un romanzo. Ad esempio il porto: nonostante ci fossero scambi impressionanti all’epoca, non era un vero porto. Anche il tracciato urbano era completamente diverso.
E’ vero. Il mare era più interno, al suo posto ora ci sono una strada e un quartiere. Tutte le antiche vestigia sono scomparse, i vestiti, le stoffe… sono rimasti in piedi solo una quindicina di monumenti tra i quali i quartieri navali, la Cattedrale, il Duomo. Inoltre, fino a qualche anno fa, i vecchi quartieri della città erano decadenti. Sono soprattutto le carte stradali dell’epoca che ci aiutano nella ricostruzione.
Il tuo primo romanzo “La Cattedrale del Mare” ha avuto un successo strepitoso, vendendo 5 milioni di copie. Con che animo hai affrontato la scrittura del secondo romanzo “La mano di Fatima”?
Credo di non aver sentito una forte pressione, ho cercato di fare bene il mio lavoro, di dare il massimo. Svolgo da trent’anni la professione di avvocato civilista ed ho imparato che, se vinci il primo processo, il cliente si aspetta che tu vinca pure il secondo e poi il terzo e via di seguito. Purtroppo ho anche imparato che non sempre si vince, non sempre il giudice ti dà ragione. In questo caso i miei giudici sono i lettori ed io ho cercato di dare il massimo. No, non ho sentito una forte pressione, anche se non sono un tipo tranquillo. O forse me ne autoconvinco.
Perchè ha ambientato “La mano di Fatima” nel XVI secolo? Perchè proprio quest’epoca? Forse perchè è un periodo di grandi lotte religiose? Forse per confrontarlo con le problematiche religiose della nostra epoca?
Bè si, queste sono le ragioni. Comunque io volevo scrivere una storia d’amore ed ho scelto quest’epoca perchè è il secolo d’oro per la Spagna, con la guerra contro le Fiandre, con l’evangelizzazione dell’America ed altri importanti avvenimenti. Trecentomila Moriscos furono cacciati. Ci tengo a sottolineare che questi trecentomila musulmani erano spagnoli. La loro cacciata provocò gravi danni all’economia spagnola, perchè i Moriscos conoscevano i segreti della coltivazione della terra ad esempio. Mentre in Spagna si studia la cacciata delgli Ebrei, nessuno invece studia la cacciata dei Moriscos. C’era all’epoca un fanatismo cattolico. Oggi invece gli integralisti non siamo noi, la situazione si ècompletamente ribaltata.
Nel suo ultimo romanzo ci sono quattro figure femminili molto diverse tra loro: la madre del protagonista, Fatima, la sensuale morisca, sua prima moglie, poi la cristiana Isabel ed infine un’amante. Quale tra queste incarna il suo ideale?
Non ho un preciso ideale di donna, un archetipo, mi piacciono tutte. Nel mio romanzo le donne sono il motore,come lo sono nella mia vita. Sono un uomo difficile e le donne che mi circondano, sia quelle della mia famiglia sia quelle con cui lavoro, mi sopportano e di questo ne sono molto grato. Nel mio romanzo ci sono figure di donne molto diverse tra loro. Le musulmane amano il piacere del sesso e rimagono la sessualità un qualcosa che si avvicina a Dio. Un bavo musulmano ci tiene a far star bene la sua donna. Le donne musulane sono più libere rispetto alle donne cristiane, che invece vivono la propria sessualità come peccato e solamente legata alla procreazione. Le morische trasmettevano la cultura musulmana, nel chiuso delle loro case. Questo ha aiutato a conservare le loro tradizioni, perchè all’esterno i musulmani dovevano dichiarare di essere convertiti al cristianesimo. Oggi la situazione si è completamente invertita: le donne occidentali stanno vivendo un periodo di profonda libertà sessuale e personale, le donne musulmane invece hanno perso quello che in tempi passati era una loro peculiarità.
Questo è molto interessante. Fa pensare il fatto che attraverso dei romanzi si riesca ad arrivare a dare una lettura del presente, a porre una lente nuova su argomenti così importanti, a scoprire che il mondo islamico nel suo incontro con l’Occidente antico si è occidentalizzato in posizioni che l’Occidente ha superato. Grazie davvero per questa intervista.
L’incontro termina tra gli applausi dei presenti. Ildefonso Falcones saluta tutti con grande affabilità ed invita a raggiungerlo nella bella libreria dell’Auditorium per le dediche sul libro per rispondere ad altre domande. Personalmente ritengo i romanzi di questo artista, tra i più belli del panorama letterario mondiale. Libri da leggere, da divorare. Libri da non lasciare sugli scaffali di una libreria.
Maria Rosaria sei grande,le scovi tutte tu, come fai?….. è un personaggio straordinario, vedo che è preparato, anche come avvocato, mi piacerebbe conoscero almeno su fb, si ha bisogno sempre di persone così. Di persone oneste e preparate, brava Maria Rosaria, sei sempre all’altezza del tuo lavoro, vorrei incontrarti qualche volta senza manifestazioni e convegni a tempo libero, grazie che mi dai certe opportunità ti voglio bene
Tante sono le suggestioni che l’articolo-intervista induce a fare. Per esempio quelle riguadranti il rapporto di pacifica convivenza che si ebbe nei secoli precedenti la cacciata dei moriscos, soprattutto nei territori andalusi, ma non solo; la successiva presa di posizione netta da parte dei re cattolici; l’odierna recriminazione di spazi affidati all’Uomo, non al popolo italiano o francese in quanto tale. Non conosco l’autore, ma lo ringrazio, come ringrazio la giornalista, per avermi consentito di soffermarmi ancora sulla scottante e sempre cogente attualità, che recrimina il concetto di tolleranza, piuttosto che quello del “farsi carico” di cui parla Manuel Cruz. Leggerò con piacere i testi, cercando di cogliere il messaggio che l’autore vi sottende e che attraversa i secoli.
Il fascino di Barcellona l’ho già subito dal vivo, ci ritornerei mille volte tanto mi ha preso, nonostante i 45 gradi del mese di agosto! Allora devo procurarmi il romanzo di Falcones, così farò un viaggio nella città delle Ramblas. E poi se è un escursus nei secoli, dev’essere davvero interessante. Grazie, Maria Rosaria, per i tuoi apporti alla cultura. Ti leggo sempre con piacere, sei una persona eclettica e dinamica!