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Quell'arcobaleno social che spaventa il conformismo

di Lidia Monda

Mark Zuckeberg
Mark Zuckeberg

26 milioni. Una vera e propria invasione di arcobaleni sui profili social dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha elevato il diritto al matrimonio a garanzia costituzionale, estendendo quindi la possibilità di sposarsi anche alle coppie gay. Attraverso un tool, una semplice applicazione diffusa qualche giorno fa su Facebook, abbiamo potuto infatti trasformare la foto del nostro profilo, sovrapponendovi un filtro colorato.
Molte le polemiche, dovute in parte alla concomitanza con l’attentato terroristico in Tunisia, che avrebbe imposto, a detta di molti, un più sobrio e composto ringalluzimento. Ma se questa appare una rimostranza comprensibile da parte dei parenti delle vittime, del popolo tunisino, e di tutti coloro che nelle vite reali hanno adottato un contegno consono all’occasione, altrettanto incomprensibili risultano invece reazioni stizzite e nervosucce, sparse un po’ in giro per il resto del mondo.
Una fra tutti la polemica dall’approccio scientifico-informatico, del tipo: cari arcobalenati, siete stati cavie inconsapevoli e per giunta in multicolor. Non solo non risolverete la situazione da dietro il PC, ma siete per giunta cascati nel giochino di chi vi sta studiando per raccogliere dati e poi manipolarvi.
color explotionOra, a questi appunti vagamente compiaciuti, bisognerebbe rispondere con alcune precisazioni. In primo luogo va ricordato che tutto ciò che passa su Facebook è da sempre utilizzato da Facebook come strumento d’indagine, raccolta dati, studio del mercato e così via, poiché resta sempre una piattaforma privata nella quale siamo ospiti, e dei dati che noi consapevolmente forniamo a Zuckeberg & Co., essi possono fare -e fanno- ciò che gli pare. Non si vede quindi qual è la novità nel caso specifico.
Non solo. Strumenti come il filtro arcobaleno, anche se sono serviti all’acquisizione di dati, hanno svolto nel frattempo una funzione elementare che resta però in ogni caso altamente apprezzabile: sono reminder, promemoria,  il cui scopo principale è quello di spingere l’utente ad una presa di coscienza della semplice esistenza del problema, non della sua soluzione. E si parte proprio da questi piccoli insignificanti gesti, per ampliarli alla manifestazione di piazza, al gay pride, e ancora alle petizioni fino ad approdare poi alla sentenza di una Corte Suprema. Poiché è anche in questo modo che si diffonde la cultura del diverso, giungendo fino all’accettazione sociale o quanto meno alla tutela giuridica, giacché la tutela della disuguaglianza è il metro di misura della civiltà, non dimentichiamolo.

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