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Il vecchio e il nuovo della TV


digitale terrestre
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Di Francesca Lippi
Il passaggio dalla analogica al digitale terrestre con l’avvento di quella che viene chiamata ‘nuova televisione’ cambierà davvero il nostro modo di guardare la tv? E’ quanto si sono domandati gli ospiti del incontro-dibattito dal titolo ‘La Nuova televisione. Il passaggio al digitale terrestre’ durante il quale è stato presentato anche l’omonimo volume scritto a quattro mani da Alberto Guarnieri de Il Messaggero e Angiolino Lonardi, Vice Direttore Tg2. Fra i relatori, oltre agli autori del libro edito da Odoya – Rai Eri, anche il Direttore di Studio Aperto Giovanni Toti, il Presidente Telecom Italia Broadcasting Piero Vigorelli, Mauro Miccio docente di Sociologia della Comunicazione Università Roma Tre, Massimo Leoni di SkyTg24 e Giorgia Petrini, Presidente dell’ Associazione Roma Europea e ideatrice del Progetto Side Leaders.
Lonardi e Guarnieri parlano di “promesse non mantenute” e di una televisione che, però, potrebbe giovarsi qualitativamente di una nuova e più folta concorrenza. “Entro il 2012, infatti, ci saranno così tanti canali che per forza ci sarà qualcosa di valido: i canali di nicchia, essendo indirizzati a un certo target, dovranno necessariamente trasmettere contenuti quanto meno diversi da quelli delle tv generaliste”.
E’ di simile avviso Giovanni Toti, che ha notato come l’avvento della nuova piattaforma abbia portato a un aumento dei canali di Mediaset, sia free che pay. “E’ evidente”, dice, “che un aumento dell’offerta comporti più concorrenza, soprattutto per quel che riguarda i contenuti delle news. A questo punto, quindi, è necessario ripensare il ruolo delle informazioni e quello dei contenuti televisivi”.
L’idea del libro è nata quando Lonardi è diventato direttore di Rai Utile”, ha detto Guarnieri. “All’epoca ci domandavamo se la televisione digitale avesse un senso o se nascesse già vecchia”. La teoria di Guarnieri è che la tv digitale più che assomigliare a quella analogica, ricorda quella satellitare e che il duopolio Rai-Mediaset, ora è diventato un ‘tripolio con Sky”.
Ma il vero baco ancora irrisolto del digitale è su un’offerta non ancora personalizzabile. Infatti il mercato sta andando verso la frammentazione e la multimedialità costringe a fare delle scelte in tal senso. “Bisogna notare che gran parte del pubblico giovane tende verso una personalizzazione nel rapporto con il medium”, dice Guarnieri. Da questo tipo di approccio deriva la segmentazione dell’offerta che al momento trova la sua massima espressione solo con Internet.
L’efficacia della Rete la si vede quando un unico video anche privo di contenuto, fa il giro del pianeta in ventiquattro ore” dice Giorgia Petrini. “Oramai i telegiornali sono più lenti rispetto Tweeter e spesso capita che si prendano informazioni direttamente da Internet”. Non solo: anche Petrini è d’accordo che la differenza la facciano gli utenti. “Online le persone possono scegliere il loro contenuto”. La televisione digitale al momento può solo imitare una potenzialità del genere, dando la possibilità di fruire quando si vuole come accade, per esempio, il Cubo di Telecom.
Il digitale terrestre ha però delle promesse non mantenute”, sottolinea Angiolino Lonardi, “prima fra tutti quella dell’interattività che fino ad ora non c’è stata”. Oltre questo si è detto che le Tv locali avrebbero avuto delle nuove prospettive:  invece “la ripartizione delle frequenze fa letteralmente sparire le emittenti locali senza far nemmeno giocare loro la partita”.
Questo fenomeno però, dice  Piero Vigorelli, non è un dato troppo negativo. “In Italia c’è una vera e propria anomalia che è sita nelle circa seicento piccole  emittenti locali: questa situazione non è più pensabile e la vera novità del digitale terrestre risiede nel fatto che metterà ordine e che cambierà il modo di fare televisione, oltre che di fruirla”. La tv digitale terrestre, secondo il Vigorelli-pensiero, è un settore maturo che però deve ancora crescere. Eppure “Potremo parlare di maturità quando ci sarà maggiore interattività e quando si potrà raggiungere una continuità con internet”. Che ne sarà degli editori locali? “Si stanno già consorziando”, dice Vigorelli: “al momento esistono già due consorzi di piccole emittenti private e in futuro questa sarà una buona soluzione”.

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