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Single non è sempre solitudine

di Annalisa Sofia Parente

Nel pieno del fermento sentimentale di San Valentino, scrivere questo articolo è un po’ una bestemmia contro la religione delle rose rosse e delle cene a lume di candela.
Eppure, la singletudin è diventato un argomento di discussione da giorni persino sulla ‘camera del dibattito’ del New York Times, infervorato con i recenti articoli che esaltano le virtù del vivere da soli, rispettivamente “Alone Again, Naturally” di Dominique Browning e “One’s a Crowd” di Eric Klinenberg.
Col rischio di apparire impopolare, credo che nell’esercito dei single una buona percentuale si senta condannato a questo status sentimentale benché cerchi di ribaltarlo con amori impossibili, fallimentari o introvabili. Ma non sempre si è single per mancanza: la singletudine è una condizione psicologica e sociale, come sostiene lo stesso Klinenberg, che si sta adattando alle nuove esigenze e ai nuovi bisogni dell’uomo.
A quanti di voi felicemente impegnati sarà capitato, sotto lo stesso tetto, di trascorrere ore in silenzio davanti a due differenti pc; di mangiare con gli occhi tra piatto e tv, attenti a non sbattere la posata sul piatto per paura di inficiare un ascolto perfetto del tg?

Poi c’è il momento di pigiama e vestaglia, dove le membra, senza distrazioni, si abbandonano alle lenzuola.
Momento giusto per discutere. Peccato molte coppie siano stanche da morire e frementi di abbandonarsi a Morfeo in un battito di ciglia struccate. Oppure, quando il sangue ribolle di umane voluttà (meglio della sonnolenza, sicuramente), si fa l’amore o del puro sesso, parlando la lingua degli amanti o di gatti miagolanti.
Si può essere vicinissimi, l’uno nell’altro, eppure così drammaticamente single.
Bella de Paulo, professoressa di psicologia presso la University of California e autrice del libro Singled Out ha specificato che nel 2000 le coppie erano meno propense a mangiare insieme e a lavorare insieme su eventuali progetti rispetto al 1980 e che avevano, inoltre, anche un minor numero di amici in comune.

Non è questa singletudine di coppia più deprimente di una imposta da se stessi o da barriere sentimentali? Non bastano una tavola apparecchiata per due, una moka da due tazze, due spazzolini nel bicchiere del bagno, una parentesi fugace di sesso, anche se sotto un solo e uno stesso tetto.
In quel caso ci sarebbero due anime single che della coppia hanno solo la sembianza, come quegli scomodissimi e un po’ tristi letti finto-matrimoniali di qualche albergo che il mal di schiena del risveglio rivela fossero soltanto due brande singole legate con un po’ di fil di ferro.
Se non si può o non si vuole avere un bel lettone matrimoniale come Cupido comanda… meglio un letto singolo: sai fin dove puoi spingerti, eviti mal di schiena inutili e hai molto più spazio in camera per farci ciò che vuoi!

1 COMMENTO

  1. Ho letto il tuo articolo e concordo sui vari punti di riflessione.
    vorrei inoltre aggiungere che il primo spunto dell’amore è verso noi stessi..se ci riempiamo di amore verso noi stessi ..siamo più ricchi nel condividerlo con il prossimo e così l’innamorato si sentirà piacevolmente coinvolto dal nostro AMORE e non ci sarà più bisogno di soddisfare un BISOGNO !!!!! MA SEMPLICEMENTE CONDIVIDERLO CON AMORE
    A marzo inizierò A ROMA un percorso per coppie…che avrà come argomento INCONTRARSI NEL CUORE IN UN GESTO CHE UNISCE .. chi è interessato può scrivermi a info@latuaweddingcoach.com
    BUON SINGLE COUPLE VALANTINE’S DAY

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