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Miró a Roma, “Poesia e Luce” al Chiostro del Bramante

di Cinzia Colella
“Rispetto ai miei strumenti espressivi, mi sforzo di ottenere ogni volta il massimo della chiarezza, della forza e dell’aggressività plastica, insomma di provocare innanzitutto una sensazione fisica per poi arrivare all’anima”. E’ così. La poetica di Miró è una calda frustata di percezioni in cui il colore armonizza idea e forma ma decontestualizza realtà e verità.

Joan Miró, Senza Titolo, 1978 Olio su tela, 92 x 73 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca

Un mondo sommerso che solo uno sguardo non impaurito e curioso può tentare di riconoscere specchiandosi nelle opere di Joan Miró (1893-1983), in mostra fino al 10 giugno 2012.
Il grande artista catalano che lasciò un segno inconfondibile nell’ambito delle avanguardie europee, sarà ospite del Chiostro del Bramante  con una rassegna esaustiva di oltre 80 opere mai giunte prima nel nostro Paese, tra cui 50 olii di sorprendente bellezza e di grande formato, ma anche terrecotte, bronzi e acquerelli tutti provenienti da Palma di Maiorca dove la Fundació Pilar i Joan Miró detiene molte opere dell’artista, concesse in via del tutto straordinaria per l’anteprima italiana.
 
Curata da María Luisa Lax Cacho, “Miró Poesia e luce mette in scena l’ultima fase della produzione dell’artista, quella in cui egli finalmente concretizzò a Maiorca, nel 1956, un suo grande sogno: un ampio spazio tutto suo, dove lavorare, protetto dal silenzio e dalla pace che solo la natura poteva offrirgli.
Fu in questo ambiente incantevole che egli costruì finalmente il suo tanto sospirato studio, il suo territorio. La produzione artistica ne risentì chiaramente raggiungendo dei picchi di forza e violenza creativa. Da quell’anno, infatti, iniziò un intenso periodo di lavoro che lo vide anche riprendere in mano vecchi schizzi per ridipingerci sopra dopo una dura autocritica.
L’esposizione è suddivisa cronologicamente e tematicamente nelle nove sale del percorso, dove si può ammirare la produzione di Joan Miró degli ultimi trent’anni della sua vita a Maiorca. La storia del maestro è indissolubilmente legata a questo luogo che, come si esplica dalle sue stesse parole, rappresentava per lui poesia e luce.
Ad eccezione del paesaggio eseguito nel 1908 e degli schizzi realizzati per alcuni progetti murali negli anni Quaranta e Cinquanta, quindi, sono presenti dipinti, disegni e sculture del periodo che va dal 1956 fino alla morte nel 1983.
Joan Miró, Mosaic, 1966 Olio, carboncino e tempera su tela, 205,5 x 173,5 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca

Negli anni Sessanta e Settanta, le immagini e i titoli dei lavori riconducono ai suoi temi prediletti come le donne, i paesaggi e gli uccelli. Ma l’iconografia si fa più astratta e diluita e le figure si amplificano. La convivenza di stili e modi di esecuzione diversi dà vita a  opere statiche come Mosaico (1966) e a opere dalle pennellate confuse come Poesia (1966). È questo anche il momento in cui, messo da parte il cavalletto, Miró dipinge a terra, cammina sulle proprie tele, vi si stende sopra producendo spruzzi e gocciolamenti come nel Senza titolo, sempre del 1966, un olio, acrilico e carboncino nero con segni di colore rossi e blu.
Ora l’impulso prevale e la spontaneità lo domina. Le forme diventano tracce e puri indizi figurativi. L’aspetto più diretto e immediato delle opere di Miró  di questi anni corrisponde ad alcuni mutamenti sostanziali nel suo modo di lavorare. La pratica di dipingere su quadri appoggiati per terra o in posizione orizzontale gli fece mettere da parte il tradizionale cavalletto verticale, come disse lui stesso Miró nel 1974: “Appoggio i miei quadri su trespoli o sul pavimento. Quando sono per terra, posso camminarci sopra”. Le impronte su alcune tele suffragano queste parole, così come le testimoniano le orme di suole sul dipinto formato da un’esplosione di colore bianco e una di colore nero, entrambe sospese sopra una spessa striscia nera. “Per terra – continua Miró – lavoro sdraiato a pancia in giù. Oh sì, mi sporco tutto di pittura, faccia, capelli; mi ritrovo schizzi dappertutto”. L’artista fatto di tela che lascia nelle fibre del gesto materico parte di sé. Esattamente quello che aveva visto fare da Jackson Pollock a New York, nel 1947.
Degli anni ’70 sono i paesaggi monocromi, come Senza titolo del 1973, e altri dipinti sostanzialmente monocromatici come le tele di grande formato e un’altra serie di cinque olii più tardi, del 1978, sfumati, visionari, minimalisti, evanescenti e movimentati, raccolti in un’unica sala, che evocano la predilezione di Miró per il nero degli espressionisti astratti americani e la calligrafia orientale.
Gli ultimi anni dell’artista – quando dipingeva con le dita stendendo il colore con i pugni e spalmava gli impasti su compensato, cartone e materiali di riciclo -, sono rappresentati, tra gli altri, da Personaggio, uccelli del 1976, un olio su carta vetrata, legno e chiodi. Sempre in questa fase, ricorrono nella sua produzione i fondi blu, eterei e modulati, come l’intenso Senza titolo  del 1978.
Infine, sono esposte alcune sculture, frutto delle sperimentazioni che l’artista fece nell’arco della sua vita con diversi materiali e tecniche. In mostra bronzi quali: Donna (1966) e L’Equilibrista (1969); assemblaggi quale Personaggio (post 1973) che riunisce pittura e scultura e discende direttamente dai “dipinti-oggetto” degli anni Trenta, e terrecotte come la maschera (Senza titolo, 1981) e la testa di ceramica (Senza titolo, 1981) che fanno parte di un insieme di pezzi che Miró realizzò in collaborazione con Hans Spinner, a Saint-Paul-de-Vence.
Il percorso si conclude con una suggestiva ricostruzione dell’atelier Sert, l’angolo immenso  in cui egli creò i suoi capolavori e
Foto storica di Mirò sulla scala © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca

alimentò la sua vita creativa tra ispirazione, lavoro e contemplazione. La prospettiva degli spazi del “territorio Mirò” è resa più poetica dagli oggetti usati dall’artista:  pennelli, pennellesse, piattini, spazzolini, tubetti di colore a olio, una scatola di colori e una tavolozza per effettuare le prove e le mescolanze cromatiche. E poi c’è lei: la sedia a dondolo sulla quale Mirò amava ascoltare i silenzi del suo mondo interiore.
 
 
“Miró! Poesia e luce” 
Dal 16 marzo al 10 giugno 2012
Chiostro del Bramante
, Via della Pace – 00186 Roma, T +39 06 68809036 www.chiostrodelbramante.it


Con il patrocinio di: 
Ambasciata di Spagna
Mostra promossa e organizzata da: Arthemisia Group; 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE; DART Chiostro del Bramante
In collaborazione con: Fundació Pilar i Joan Miró
Partner istituzionali: Palma City Hall e Comune di Roma
Orario apertura:
Tutti i giorni dalle 10,00 alle 20,00
Sabato e domenica dalle 10,00 alle 21,00
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Biglietti: intero 
€ 12,00; ridotto € 10,00
Informazioni e prenotazioni: Tel. 06 916 508 451
 Biglietteria on line
www.ticket.it/miro/
www.mostramiro.it

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