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Vesuvius Ascension, la "preghiera muta" di Avitabile nel segno di Coltrane

Un piccolo fiume umano si inerpica per uno dei sentieri che conducono in cima al Cratere del Vesuvio, a quota 1200 metri, accompagnato dalla nebbia in un’atmosfera surreale e suggestiva. Un’ascesa mistica ci conduce all’ascolto del progetto musicale inedito di Enzo Avitabile, “Vesuvius Ascension, Illuminare, non bruciare”. Una preghiera al “nemico amico”, così come lo definisce l’autore, il sassofonista eclettico originario del quartiere Marianella di Napoli, innamorato del jazz e della world music. Il jazz per l’artista partenopeo è “molto vicino ad un minimalismo tecnico espressivo, fatto di un’estrema riduzione di schemi e di una libertà compositiva ed esecutiva estrema”  e Vesuvius Ascension nasce come una preghiera muta al Monte Sacro, in una sorta di invocazione mantrica per placare il demone dormiente, e come omaggio a J. Coltrane dopo 50 anni esatti dall’uscita di “Ascension” e alla sua musica “che diviene costantemente e che non vive soltanto di un codice” come la definisce lo stesso Avitabile.

Una messa laica intensa ed evocativa aspettando che il sole tramonti nuovamente sulla Valle del Gigante. Un’esperienza indimenticabile per tutto il pubblico presente al terzo appuntamento del Pomigliano Jazz Campania, rassegna curata da Onofrio Piccolo, che quest’anno ha concesso ad Avitabile una piena autonomia espressiva. Nell’emozionante concerto minimale in cima al Vulcano tra jazz, world music, soul e tradizione partenopea Enzo Avitabile era accompagnato dal contrabbassista Rino Zurzolo, dal chitarrista Gianluigi Di Fenza e Ashraf Sharif Khan al sitar.

In una “preghiera di buon augurio” non poteva mancare l’invocazione alla “Madonna nera”, “uocchij e stu sentier, nu nomm na razz nu mister”, e da Sacro Sud il canto in grecanico, “Thalassa Cardia”, un canto di speranza perché alla fine oltre lo sfruttamento della Terra e gli orrori “la vita nasce comunque e comunque”, citando il poeta curdo Rafiq Sabir. Con “Tutt’eguale song ‘e criature” disegna un meraviglioso manifesto dei diritti universali dei bambini in musica, “nisciuno è figlio ‘e nisciuno” e su questo brano il pubblico che era stato ammonito di non applaudire per limitare il rumore in quell’area non ha resistito, contravvenendo per eccesso di emozione. Poi l’omaggio ai canti religiosi popolari, alle novene del venerdì santo e ai suonatori di ciaramella, l’oboe del sud Italia, come lui stesso tiene a spiegare. La chiusura del concerto è affidata al brano “Vesuvius Ascension” e al mantra “allummà non abbrucià”, “illuminare e non bruciare”, un’aspirazione verso l’alto, una preghiera esaudita, almeno per chi ha potuto assistere all’evento.

Il prossimo appuntamento con Enzo Avitabile al Pomigliano Jazz Campania è per il 18 settembre alle 20:00 nel Parco delle Acque di Pomigliano d’Arco con l’ONJ- l’Orchestra Napoletana di Jazz diretta da Mario Raja.

di Anna Esposito
Foto di Mario Donatiello

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