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La memoria della Memoria

di Martina Masi
27: un semplice numero, due cifre che insieme ne compongono una sola.
Gennaio: un mese, qualcosa che ricorda a noi l’inverno, il freddo.
L’unione di questi due elementi travalica l’orizzonte temporale per rappresentare qualcosa che per noi è fortemente significativo.
Era il 27 Gennaio di settantadue anni fa, nel 1945, quando le truppe dell’Armata Rossa, che ormai da tempo avanzavano dalla Vistola all’Oder, varcarono la soglia del campo di Auschwitz. La data della liberazione del campo, è stata scelta come simbolo rievocativo della memoria dell’Olocausto.
Quest’anno, tale rievocazione acquista un’importanza forse maggiore, perché con il trascorrere del tempo dobbiamo iniziare a fare i conti con la necessità di costruire una ‘memoria della Memoria’. Di pari passo con il progressivo mancare delle testimonianze dei superstiti, cresce il rischio della diffusione del ‘negazionismo’.
Non mancano dei segnali preoccupanti.  Una delle notizie del 2016 è sicuramente quella del successo che ha avuto in Germania la pubblicazione del ‘’Mein Kampf’’ di Adolf Hitler. In Italia, addirittura, il Ministero dell’Istruzione ha avviato un’indagine, poiché dieci classi di corrispondenti città italiane, hanno scelto tale libro come primo tra i dieci preferiti.
Analogo successo, ha avuto il film ‘’Lui è tornato’’, dall’omonimo romanzo di Timus Vermes, che ci pone davanti ad un interrogativo inquietante: siamo davvero sicuri che i tempi siano cambiati dal 1933? Un redivivo Hitler viene ripreso mentre compie un tour in Germania e le reazioni spontanee delle persone sono spesso sconcertanti; alcuni confessano che se fosse il vero Führer lo seguirebbero, approvando le sue opinioni in tema di immigrazione e addirittura sulla necessità di ricostruire i lager. Quindi, mentre il tono è quello della commedia, il messaggio che arriva è molto più profondo. Che scopo avrebbe un ritorno di Hitler? Forse quello di alleviare un vuoto politico, ideologico e morale con una guida forte sicura per il paese?
La frase finale ‘’perché in fondo siete tutti come me’’, coglie bene il pericolo di un rigurgito di ideologie totalitaristiche, ispirate da un latente razzismo che si insinua piano piano dentro di noi.
Dunque, come è scritto su un muro del campo di Auschwitz ‘’Chi non ricorda la storia è destinato a riviverla’’, appare necessario coltivare la Memoria di quello che è stato e di ciò che potrebbe essere. E’ necessario fare di questa materia il proprio caposaldo, la guida che permette l’evitare del ripetersi di eventi catastrofici per l’umanità, in un’epoca che offre un terreno fertile per il riproporsi di tali avvenimenti.

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