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Adesso Club Tour. Diodato al Monk

Quando un artista possiede quella particolare luce negli occhi, la conserva nonostante la carriera e i successi e riesce a comunicarla al suo pubblico, può sicuramente pensare di aver centrato l’obiettivo. E in Diodato questa luce sembra accendersi sempre più, passo dopo passo. La passione la respiri quando gli sei vicino, la trasmette costantemente, che sia sul palco di Sanremo, dove lo abbiamo visto insieme a Roy Paci in Adesso, in un club o semplicemente nel backstage dopo un concerto.
Ieri sera è stato il palco del Monk di Roma ad accoglierlo, per la settima data del tour Adesso Club che lo vedrà impegnato ancora per due date in Italia per poi spostarsi all’Estero.
L’atmosfera è subito calda sulle note di I miei demoni, dichiarando immediatamente l’impronta rock scelta per la serata; le vibrazioni sotto cassa sono di impatto così forte ed immediato da non riuscire a non muovere almeno una parte del corpo. E si prosegue così tra i rimorsi di Ubriaco e l’incapacità di reagire di Paralisi. Ma poi l’atmosfera si distende sulla delicatezza di Fiori immaginari per approdare ad una cover d’eccezione direttamente dal 1966, Amore che vieni, amore che vai reinterpretata in una veste nuova seppur sempre con quell’aura malinconica che le è connaturata.
Ancora due brani meravigliosamente intimi Cosa siamo diventati e Mi si scoglie la bocca, che forse rappresentano a pieno la capacità di Diodato di entrare e penetrare quei sentimenti reconditi dell’animo umano e nei tormenti che ne derivano e ne esprimono l’abilità di rappresentarle attraverso le parole e la musica.
Finalmente arriva il brano che tutto il pubblico aspettava di sentire dal vivo, Adesso, un meraviglioso inno alla vita vera, a quegli aspetti di quotidianeità semplici che stiamo purtroppo perdendo, ma che sono da cogliere ora, da recuperare perché tutto sommato è “adesso, tutto ciò che avremo”.
Diodato ci saluta poi con l’ultimo brano Di questa felicità, ma il pubblico acclama un bis, prontamente concesso con altri tre brani Babilonia, Se solo avessi un altro e per chiudere uno dei suoi brani più divertenti e autoironici, Cretino che sei per farci ricordare quanto ognuno di noi nella vita lo è stato, soffrendo e guardando la vita con estremo disincanto, ma ricominciando ogni volta da un semplice sguardo.
 
 
 
 

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