L’era del digitale ha portato sulla propria scia dell’evoluzione e innovazione una serie di novità che nella maggior parte dei casi rappresentano una miglioria rispetto a quello che la società aveva ieri, ma esiste un rovescio della medaglia, un bicchiere mezzo vuoto che è impossibile esimersi dal vedere e analizzare. Come ogni aspetto vi sono lati oscuri, delle ombre che hanno inevitabilmente penalizzato qualcuno o qualcosa, che si tratti di persone o semplicemente servizi, diretti a privati o aziende.
È questo ad esempio il caso dei servizi linguistici di traduzione, revisione e correzione testi. Pratiche che fino a pochi anni fa ci si sognava nemmeno lontanamente di affidarli a traduttori automatici, molto spesso poco corretti ed affidabili, dal banale google translate a quella miriade di siti nati con l’intento di favorire una traduzione e correzione immediata dei testi, dai più semplici ai meno banali.
Quando si tratta di inglese ecco che questi servizi possono venir utili, più o meno, nel momento in cui ci si imbatte invece su lingue decisamente meno note, magari dell’est o peggio, latino e greco, diventa veramente difficile pensar di affidare la sorte di un testo nelle mani di un robot. Eppure, sarà per motivi strettamente economici, è questa la nuova era in cui ci troviamo, dove il professionismo lascia spazio alla cinica e incorretta logica del danaro, il Dio del millennio.
Eppure, quanto si gioverebbe dal ricorso all’occhio e sapienza umana, dall’arte di una mano, dalla mente attiva e creativa di chi da una traduzione può estrapolare un discorso di senso compiuto, magari interpretandolo e fornendoli una forma corretta nel momento in cui lo si riporta alla lingua desiderata e richiesta. Attività che, un banale servizio di revisione refusi e traduzioni, ovviamente non può fare.
Il punto è che il più delle volte ciò non interessa, resta l’obiettivo finale, quello di tradurre al meno peggio un concetto, un testo, una breve frase. E poco importa se ci troviamo davanti ad una ricerca scientifica, tecnica e con termini piuttosto professionali, difficili da tradurre e riportare correttamente se non ci affidiamo ad una persona in carne ed ossa.
Il professionismo messo da parte, assieme dunque alla qualità del servizio, che nell’era del digitale molto spesso è stata trascurata e letteralmente uccisa, a servizio della tempestività e della quantità di un prodotto, caso emblematico il giornalismo.
Una qualità che non viene più messa a servizio non solo delle aziende, ma anche dei privati. Basti pensare a quanti per i propri siti chiedono la presenza di una piattaforma multilingua, immaginiamo il danno che ne deriverebbe da una traduzione poco pertinente delle attività e servizi offerti dal cliente per colpa di una traduzione automatica non perfetta, o peggio, non veritiera.