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Riforma dell'affido condiviso: intervista a Alessandra Principe, Presidente Gesef Italia

di Mario Masi
Nel corso degli ultimi 25 anni il numero di separazioni e divorzi è costantemente aumentato. La mutata propensione alla rottura giuridico-formale dell’unione coniugale è attestata dalla variazione nel tempo dei tassi di separazione e di divorzio. Questa evoluzione nei rapporti non ha trovato però le giuste risposte nella normativa. Da anni si moltiplicano le proposte di riforma fino ad arrivare alle attuale, il DDL 735, proposto dal Senatore Simone Pillon e oggetto di un acceso dibattito fuori e dentro il Parlamento.
Ne parliamo con l’Avvocato Alessandra Principe, Presidente di Gesef Italia, istituzione storica del mondo dell’associazionismoe Responsabile Regionale per il Lazio del Dipartimento Bigenitorialità Separazioni e Affido Minori della Lega/Salvini Premier.
Perché a 12 anni dalla legge n.54 in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli viene chiesta da più parti una revisione della stessa? Cosa non ha funzionato?
La legge n.54 del 2006 ha introdotto un cambiamento culturale forse troppo forte per i giudici e coloro che amministrano la giustizia e credo che sia stata proprio la resistenza al cambiamento ad aver determinato la disapplicazione del principio stabilito dalla legge sull’affido condiviso.
Il principio ispiratore della norma, così come intesa dal legislatore, è stato, infatti, negli anni disapplicato dal Tribunale e per questo motivo si è sentita la necessità di intervenire nuovamente.
Nei tribunali doveva essere applicata la legge che prevedeva l’affidamento paritetico (rectius diritti ed obblighi in capo ai genitori separati e/o divorziati) dei figli invece si è creata dal 2006 in poi una elaborazione giurisprudenziale che ha creato la c.d. figura del genitore collocatario a dispetto di ciò che è prescritto nella legge che nulla dice su tale figura.
E’ chiaro che dal 2006 la volontà del legislatore è stata totalmente disattesa a discapito dei diritti dei figli minori il cui desiderio rimane sempre quello di avere comunque una mamma ed un papà, seppur separati.
Quali sono i capisaldi del DDl 735 proposto dal Senatore Pillon?
E’ bene precisare che attualmente le audizioni presso la Commissione Giustizia del Senato per la riforma dell’affido condiviso a cui la GESEF ha partecipato sono terminate e che ora attendiamo la creazione del c.d. testo unico, sul quale poi si incentrerà il dibattito vero e proprio.
Detto questo, il DDL verte su quattro criteri fondamentali per una reale e concreta applicazione dell’affido condiviso: a) mediazione obbligatoria in caso di figli minori; b) pariteticità di obblighi e diritti tra i genitori – condivisione di obblighi responsabilità; c) mantenimento diretto quale logica conseguenza dell’applicazione dei tempi paritetici; d) contrasto alla alienazione genitoriale prevedendo sanzioni per chi calunnia altro genitore al fine di arginare il fenomeno della denuncia strumentale.
Lo scopo del DDL è quello di azzerare il conflitto tra i coniugi e relegare al tribunale una competenza residuale. Le coppie che hanno raggiunto un accordo su come regolamentare la loro separazione e/o divorzio, infatti, non devono “passare” dal mediatore familiare.
Alcuni movimenti femministi sono insorti perché, a loro parere, questa riforma non contempla i casi di violenza verso l’ex coniuge, costringendo lo stesso ad affrontare una mediazione non desiderata.
Con il DDL non sono in discussione tematiche sulla violenza nei confronti dell’ex coniuge uomo o donna che sia e non comprendo quale sia il nesso di tali “rivendicazioni” con l’oggetto del ddl.  Cosa c’entrano i c.d. “diritti delle donne” che il movimento delle femministe sostiene con il diritto del figlio minore a mantenere un rapporto stabile e paritario con entrambi i genitori una volta separati e considero strumentali e fuori luogo alcune “uscite” sul punto. Abbiamo assistito a dissacranti manifestazioni, che di etico avevano ben poco, in cui si è contestato il DDL con slogan inappropriati e superati tra gli altri quelli “sulla autonoma gestione del proprio corpo” (sic!). Il confronto può essere costruttivo, il disegno di legge è perfettibile, ma le posizioni assunte dalle “femministe” in alcuni contesti oltre a non essere condivisibili rappresentano il rigurgito  di ideologie ormai  morte e sepolte. Come già detto i genitori, la mamma ed il papà hanno gli stessi diritti e doveri sui figli minori e lo scopo della riforma è proprio quello di tutelare il diritto del bambino a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori in caso si separazione e/o divorzio eccezion fatta, ovviamente, per tutti quei casi in cui ci siano episodi di violenza che giustifichino l’allontanamento di uno dei genitori.
Altra notizia che sta procurando inquietudine è quella che il coniuge più debole economicamente perderebbe qualsiasi sostegno economico anche nel caso di minor reddito, può confermarlo?
Il DDL non interviene sul diritto del coniuge economicamente più debole a vedersi riconosciuto un assegno di mantenimento dal coniuge che percepisce redditi superiori. Per quel che riguarda il mantenimento diretto nei confronti dei figli il criterio da applicare non è fisso al 50% tra i genitori ma viene parametrato su base proporzionale e ciò significa, semplicemente, che il genitore che guadagna di più pagherà di più.
Qual è la posizione della Gesef al riguardo?
La Gesef (Genitori separati dai figli) è una associazione costituita nel 1994 ora Fondazione Europea che da sempre fornisce assistenza e supporto sia legale che psicologico ai genitori separati / divorziati; si è sempre battuta per la tutela del diritto dei figli di mantenere un rapporto – affettivo educativo con entrambi i genitori in caso di separazione e/o divorzio.
Si occupa della tutela dei minori, di sottrazioni nazionali ed internazionali ad opera di uno dei due genitori e dei bambini allontanati dai genitori e internati negli istituti e case famiglia.
La Gesef sostiene la riforma sull’affido condiviso sin dalla prima ora ed ha ideato il termine Bigenitorialità inserito nella Legge n.54/06 ed è sua la paternità dello slogan “Ne mio Ne Tuo è nostro figlio!” per evidenziare la centralità del minore nel rapporto con i genitori.

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