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HomeScienze&Ambiente5 anni per cambiare le città. IBM pubblica previsioni sul futuro tecnologico

5 anni per cambiare le città. IBM pubblica previsioni sul futuro tecnologico

Di Marco Milano

“Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad essi relativo, raddoppiano ogni 18 mesi” Potrà sembrare una banalità, agli occhi di un giovanissimo geek, ma suonava come una profezia da fantascienza, nel 1965. Gordon Moore, cofondatore di Intel, formulò questa teoria in quell’anno: la prima legge di Moore. La storia dell’evoluzione tecnologica dà ragione a Moore, che aveva visto giusto. Magari in eccesso. Non si riesce più a stare dietro, infatti, alla velocità con cui si rinnovano i magazzini di oggetti informatici e le frontiere sembrano essere ancora molto aperte. Difficile e ambizioso fare previsioni su quali saranno le prossime tentazioni, magari superflue, a cui non poter dire di no.

Immagine tratta dal video realizzato da IBM "Next Five in Five"

Ci ha provato l’ IBM, a inizio di nuovo anno e decennio, fornendo un’anteprima confezionata come preveggenza. Five in five è ilnome che IBM ha pensato per battezzare un’indagine conoscitiva condotta su tremila ricercatori al lavoro presso l’ Almaden Research Center e altri poli afferenti alle attività della più grande azienda informatica. Si tratta di un elenco delle cinque più importanti applicazioni tecnologiche che, secondo Big Blue, influenzeranno i consumi dei prossimi cinque anni. Ci aspetta un futuro prossimo fatto di ‘utenti scienziati’, armati di dispositivi di vario genere e dimensione utili, in qualche modo, a raccogliere e fornire informazioni agli scienziati veri, aiutando ricerca e innovazione.
Già oggi, la rete invisibile rende il mondo connesso e riduce le distanze. Ma gli utenti di smartphone e social network – cioè tutti – sono avvisati: un salto di qualità è previsto grazie all’introduzione del 3D. Non più solo tv e cinema, il tridimensionale sta per arrivare negli oggetti di uso comune, in grado, pare, non solo di trasmettere, ma anche di catturare (si pensi a fotocamere e videocamere). In sostanza non ci accontenteremo della sola voce via skipe o simili. Una proiezione completa del nostro interlocutore, grazie alla presenza dei microproiettori, ci risparmierà in immaginazione. Uno ‘sforzo’ di prestazione simile potrà essere supportato da un’ottimizzazione degli accumulatori energetici. Addio agli ioni di litio, per dare spazio alle batterie ‘ad aria’, a energia statica o cinetica. Questo non dovrebbe creare troppo scompiglio, visto che siamo già abituati a ricaricare un orologio con i movimenti del braccio, automatici e inconsapevoli. Ma il vero vantaggio sarà la durata, 10 volte quella delle batterie attuali per dimensioni e peso notevolmente ridotti – saranno eliminate del tutto per i dispositivi più piccoli.

Il concetto di energia risulta essere un punto chiave, in quest’indagine-previsione, attraverso una metamorfosi della tecnologia sempre più ecocompatibile. Perché sprecare il calore dei pc, ad esempio, quando si può contribuire a riscaldare gli edifici? Sensori di movimento in ciascuno degli strumenti di uso quotidiano, telefonini, automobili, potranno monitorare in tempo reale lo stato dell’ambiente. Questo il modo in cui il cittadino comune diventerà un’ ispettore inconsapevole. Inquietante, certo – dovremmo già essere abituati a quest’emozione – ma utile, forse, a individuare anomalie. Come la capacità che avranno i computer di individuare movimenti sismici e altri fenomeni geologici. Le tecnologie attuali legate all’osservazione del pianeta, inoltre, potrebbero avere un ulteriore vantaggio per la vita in città e non solo. Si tratta, ovviamente, dei sistemi satellitari di guida, che verranno perfezionati al punto di prevedere il traffico al metro e al minuto. Si aspetta, a questo punto, l’auto che si guida da sola. O magari che decolla, perché no. Già, perché lo scenario indicato dall’IBM sembra uscito fuori dalla saga di Back to the Future di Robert Zemeckis. E al 2015 mancano solo 4 anni…

C’è da dire che finora il colosso non ne ha azzeccate molte, basti pensare alla previsione fallimentare sulla morte delle interfacce tradizionali. In quel caso si era concentrata in situazioni più vicine all’individuo. Stavolta pensa in grande, ridisegnando le città, pare di capire. La possiamo prendere come una buona proposta di eco sostenibilità, per il momento.

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