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Il ladro di giorni: un viaggio nella paternità

Il ladro di giorni è stato presentato durante la 14 edizione della Festa del cinema di Roma.
Salvo è un ragazzino di 11 che conduce un’esistenza tranquilla in trentino, a casa degli zii. È diligente ed ottiene ottimi risultati scolastici, nonostante si trovi costretto a convivere con la sofferenza di aver perso la madre e di essere stato abbondato dal padre da piccolo. La sua vita cambia quando, nel giorno della sua prima comunione, compare un uomo che quasi aveva dimenticato, suo padre Vincenzo. I due, insieme, iniziano un breve viaggio lungo l’Italia, nonostante il fatto che il ragazzo sia inizialmente contrario, per via della diffidenza e del rancore che serba nei confronti di quell’uomo. Un viaggio verso il sud Italia durante il quale i due iniziano a conoscersi ed a instaurare quel rapporto che non avevano avuto modo di avere per via delle scelte sbagliate di Vincenzo che l’avevano portato in prigione per sette anni.
Inizialmente, lo scopo più importante di questo viaggio è per Vincenzo il desiderio di vedetta, lui è determinato a farla pagare a colui che è stato la causa dell’incarcerazione.
Nel tempo trascorso insieme l’odio di Salvo si trasforma in ammirazione, lui è quasi sedotto dalla figura del padre e sotto certi aspetti inizia anche ad imitarlo. Anche la figura di Vincenzo cambia, passando da malvivente senza scrupoli a padre che non vuole che il figlio faccia i suoi stessi errori.
Finale volutamente ambiguo, che spiazza il pubblico in sala. Lascia il dubbio se ci sia stato o meno lo sparo da parte di Salvo all’assassino di suo padre, ma non è quello l’importante, piuttosto la conclusione vuole trasmettere l’importanza del viaggio che è servito al ragazzo per recuperare quella figura paterna, che nell’ultima scena lo accompagna in maniera immaginifica sul trampolino e gli da quel coraggio che fino a quel momento gli era mancato.
Revenge movie nel quale però tutto ciò che accade rafforza il legame padre e figlio, che diventa più importante del resto.
Come sottolinea Guido Lombardi, regista cinematografico, sceneggiatore e romanziere, il film racconta questa storia dal punto di vista di Vincenzo, portando anche quasi ad empatizzare con lui e capire le sue motivazioni. A differenza del romanzo in cui è Salvo la voce narrante.
I produttori rispondono alle critiche sul fatto che un film del genere possa essere diseducativo e anzi che possa incitare ad emulare atti di violenza perché presentati in modo seducente, affermando che la funzione di questo film, come dovrebbe essere quella di tutti i film, non è quella pedagogica. C’è l’intenzione di raccontare una storia, ritrasmettere al pubblico delle emozioni.
Un film poliedrico, tratta tematiche delicate quali la mafia, la violenza, la vendetta, mettendole in relazione con il rapporto tra un padre ed un figlio, che tende ad essere più forte di tutto il contorno.
di Angela Consonni

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