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Guglielmo Marconi e “Il Colpo” che segnò un'epoca

di Valeria Ferraro
Non c’è uomo, probabilmente, che non desideri essere raccontato e ricordato con la stessa importanza, eleganza e commozione con le quali gli ospiti del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma, hanno saputo rievocare la figura del grande scienziato Guglielmo Marconi.

Emanuela Ronzitti, Marco Ferrazzoli, Mario Masi, Raffaele Manco

In una sala ampia e prestigiosa , di una sobrietà di cui gli affreschi in stile neoclassico sono in gran parte responsabili, si è consumato un attento omaggio non solo allo scienziato, ma anche all’uomo Marconi.
Nessuna agitazione nella grande aula, un’atmosfera accogliente e tranquilla, che senza il bisogno di pomposi allestimenti, si mostra in grado con la sua sola nudità, di accogliere alla destra della lunga cattedra posta sul fondo, il piccolo apparecchio testimone del riuscito esperimento del 1895, dimostrante la possibilità di trasmettere segnali radio a distanza, e dunque, di poter comunicare senza l’uso dei fili.  Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa del CNR fa gli onori di casa, introducendo ospiti e argomenti.
Alle spalle dello stesso lungo tavolo, giusto al centro, il grande schermo su cui sarà proiettato il cortometraggio del giovane cineasta Raffaele Manco, dal titolo “Il Colpo”, la breve scintilla che ha offerto l’occasione per riflettere ancora sull’origine e sull’importanza del wireless, un’invenzione che si impone nella quotidianità di ognuno di noi e che oggi “vediamo con molta più chiarezza rispetto al passato”, come sostiene il prof. Giovanni Paoloni.
Ed è ancora il docente della Sapienza di Roma a spendere le prime parole che seguono la proiezione della breve pellicola: “Il corto sintetizza le due ore che precedono un evento cruciale e si ferma laddove comincia un’altra storia”.
Il regista infatti concentra l’attenzione degli spettatori su uno dei tanti esperimenti di un appena ventenne inventore: Marconi, posizionò davanti la sua casa di Villa Grifone, un apparecchio di sua creazione dal quale avrebbe fatto partire un impulso. A circa 2,5 km di distanza, collocò un ricevitore e un’ antenna. Il colpo di fucile che riecheggiò nelle campagne bolognesi, segnò una svolta epocale per l’evoluzione scientifica.
Dialoghi in dialetto emiliano (con sottotitoli), che ben evidenziano l’ambiente familiare in cui si svolse l’esperimento della collina; un’atmosfera rarefatta e la campagna bolognese trattata non a caso come altra grande protagonista e rischiosa rivale in grado con la sua bellezza, di rubare l’attenzione di chi guarda. Su tutti una forte luce, quasi zenitale, accesa, cruda e tagliente.
Alla domanda della moderatrice dell’evento, la giornalista Emanuela Ronzitti, sull’origine della scelta di una figura mai toccata dalla cinematografia, il regista così risponde : “Toccando Marconi si va a toccare un universo storico, sociale,politico, scientifico soprattutto. E’una storia
la principessa Elettra Marconi (foto: Rachele Zacco)

immensa. E’ stato sempre una persona tenace e ho sempre avuto lui come modello. Mi interessava la dinamica dell’attesa; viene dato molto spazio alla natura perché è nato tutto nella natura. Volevo dare molto spazio alle immagini: il corto è trattato come una sorta di western”.
Interviene anche il produttore che spiega il motivo che lo ha spinto a dare fiducia al progetto: “E’ una scoperta scientifica ma anche il momento in cui la vita di un individuo cambia. La quotidianità, i dialoghi tra i parenti, i rapporti familiari compongono il quadro non solo scientifico ma anche umano”.
Ed è proprio sull’aspetto umano che si sofferma la direttrice della Fondazione Marconi Barbara Valotti che ci spiega come Marconi sia arrivato fino a lì: l’incoraggiamento della madre che lo spinge allo studio dell’elettrotecnica, il sostegno economico del padre e le sue iniziative imprenditoriali, il supporto morale di un contesto familiare stimolante e fiducioso ma soprattutto un uomo, o meglio, un ragazzo, perseverante e tenace.
Continua a farci da guida il prof. Francesco Cremona (proprietario del Museo di apparecchiature storiche per le telecomunicazioni di Colleferro) che ci mostra con dovizia di particolari, suggestive fotografie del suo percorso scientifico e personale.
La presenza di Elettra Marconi, e del nipote dello scienziato arricchiscono con una nota sentimentale il clima ormai già intimo che fa della tenacia, della passione e della famiglia i veri protagonisti dell’invenzione e di questo evento.
Un “colpo” di fortuna, lo sparo che riecheggia nella campagna? No dunque, perché come disse lo stesso Marconi: “Non credete ai geni, esistono solo persone tenaci”.

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