Martedì 15 giugno Massimo Cacciari incontra il pubblico del festival al Chiostro di San Bernardino a Caravaggio (Bg) per parlare “La ‘morte’ della filosofia.”
In un’epoca in cui il segno distintivo è caratterizato dalla rappresentazione intellettuale e il primato è diventato quello del sapere, filosofico e scientifico Cacciari si interroga su: La ‘morte’ della filosofia che è all’origine dei diversi discorsi, molti dei quali ‘alla moda’, sulla ‘fine della filosofia’ che, almeno da Nietzsche, caratterizzano tanto pensiero dell’Occidente.
A lei sta la ‘sentenza’ hegeliana: che la philo-sophía cessi di chiamarsi ‘amante‘ e si affermi finalmente come puro sapere, Sophia ovvero Scienza.
Amore e Sapere debbono dirsi addio. Che il sophós dismetta il suo abito di eterno pellegrino e fissi la sua dimora. È questo il destino della nostra epoca? O ancora vi è ‘ciò’ che non possiamo esprimere, rappresentare, indicare se non amandolo? Il discorso filosofico-metafisico porta in sé la traccia di questa tensione, e proprio là dove affronta il suo problema, la sua aporia costitutiva: che l’ente è, che nella sua singolare identità mai coincide con le determinazioni che il lógos ne predica, che la sua sostanza non può disvelarsi nella finitezza del suo apparire.
La filosofia ha condotto la propria ricerca per diversi sentieri, in qualche modo contemporanei tutti, che si contraddicono e intrecciano ad un tempo, in una sorta di inimicizia fraterna. Col loro stesso procedere tali sentieri finiscono per creare il ‘luogo’ di un paradossale labirinto, che obbliga a far esodo dal suo centro verso imprevedibili esiti – o col formare un grande albero, di cui essi sono rami, radici e rizomi.