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Amici miei, il prequel di Neri Parenti: tra amore e polemiche

di Valentino Salvatore


E uscito il 16 marzo in ben 570 sale cinematografiche, anticipato da non poche polemiche e malumori, l’ultima fatica del regista Neri Parenti, il film Amici miei. Già il titolo pare suggerirlo, nelle intenzioni il regista voleva rendere omaggio ai film della serie Amici miei firmati dal maestro del cinema Mario Monicelli, che a sua volta volle rendere omaggio al suo amico Pietro Germi. L’ambizioso progetto, quantomeno nelle intenzioni, è costato sui 15 milioni di euro, con tanto di produzione di Aurelio De Laurentiis, girato tra Cinecittà e in diverse località toscane (tra cui la stessa Firenze epicentro delle zingarate del gruppo di amici). L’ambientazione storica è quella della Firenze di fine ‘400, quella di Lorenzo De’ Medici, i protagonisti sono cinque amici di estrazione sociale diversa che non riescono a fare a meno d’inventarsi burle e scherzi ai danni di chiunque gli capiti a tiro. Si tratta di Duccio (Placido) un consigliere che tale non si dimostra, Cecco (Panariello) l’oste che trova sempre il modo di far lavorare la moglie, Jacopo (Hendel) il medico che s’accorge di preferire gli uomini, Manfredo (Ghini) un perditempo con numerosa prole al seguito e Filippo (De Sica) nobile ed infedele.

I critici e gli estimatori del compianto Monicelli hanno fin da subito accolto con freddezza e perplessità l’idea di un prequel dell’amata serie Amici miei, nella quale brillavano il talento e il guizzo irriverente di Ugo Tognazzi, nei panni del nobile decaduto “Lello” Mascetti, Adolfo Celi, il cinico professor Sassaroli, Gaston Moschin, lo svampito architetto Rambaldo Melandri sempre alla ricerca disperata di una donna, Philippe Noiret alias il giornalista Giorgio Perozzi  e Duilio Del Prete nei panni del barista Guido Necchi, ruolo che poi diventerà di Renzo Montagnari. Ad amalgamare il tutto, una frizzante dose di comicità iconoclasta e anarchica, volutamente irrispettosa e sfacciatamente maschilista. Amici miei, scanzonati, irriverenti, ma malinconici uomini randagi assediati dalla noia e dall’ansia generata dalla fuggevolezza del tempo.

D’altronde, chiosava proprio il Perozzi, il genio è “fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”. L’omaggio di Parenti cerca di rincorrere l’originale ricalcandone personaggi e situazioni.  Quella di Amici Miei è una formula che nonostante tutto, passati ormai 36 anni, ancora attira la simpatia di schiere di fedeli estimatori. Molti di quelli che non hanno affatto gradito  il prequel di Neri Parenti, tanto da organizzare una virtuale seppure sempre rumorosa mobilitazione sul web. Soprattutto su FaceBook, dove tra commenti ferocissimi spicca una pagina di protesta intitolata Giù le mani da Amici Miei, che conta ormai almeno 58mila iscritti, e un evento che invita all’esplicito boicottaggio del nuovo film, con ormai 34mila aderenti.

Gastone Moschin, l’ex architetto Melandri, intervistato non infierisce perché ognuno “ha il diritto di fare quello che vuole”, ma parla di “filone che si era esaurito”. D’altronde lo stesso Monicelli non volle fare il terzo episodio (lasciato a Nanni Loy) perché, continua, “le trovate mancavano, insomma il limone era stato spremuto abbastanza”. Neri Parenti si aspettava reazioni del genere. Proprio perché fiorentino, ma a taluni parrebbe un’aggravante “so che i fiorentini prendono subito d’aceto, prendono foco, sono integralisti”. Ma minimizza, parlando di “manifestazione localistica” e pochi utenti “rispetto ai venti milioni” di FaceBook. “Io e loro partiamo dallo stesso sentimento, quello dell’amore”, commenta ecumenico, “entrambi siamo innamorati, ma loro non vogliono che qualcuno tocchi il film”.

Aurelio De Laurentis invece assicura che Mario Monicelli non fosse esplicitamente contrario al film, sebbene ormai in condizioni tali da non potergli sottoporre la sceneggiatura. Gli altri attori imbarcati nel progetto ci tengono a ostentare rispetto verso il regista scomparso e verso i fan, consapevoli dell’eredità scomoda con cui devono confrontarsi. In coda al film appena uscito ci sono le dediche agli sceneggiatori storici di Amici Miei, cioè Piero De Bernardi, Tullio Pinelli e Leo Benvenuti, che hanno collaborato anche a questo quarto episodio. Ma manca la dedica proprio a Mario Monicelli, fanno notare i critici. Il regista assicura che è un gesto di rispetto, perché “non avremmo mai potuto dedicargli qualcosa senza prima averglielo chiesto”. Ma lo stesso Moschin si è detto stupito, parlando di “mancanza di delicatezza” e aggiungendo sconsolato: “noi artisti siamo delle mucche da mungere, quando non abbiamo più latte da dare, non contiamo più niente e veniamo dimenticati”.

Al di là di chi abbia ragione intanto, continua il confronto tra i puristi che non vogliono nuove versioni di Amici Miei e coloro che invece non se ne scandalizzano. Le polemiche sicuramente faranno pubblicità al nuovo film di  Parenti.

Il trailer del film

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