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Riportiamoli a casa!

di Marzia Santella
In queste ore non posso fare a meno di esprimere la mia opinione, anzi la mia indignazione, come quella di tanti connazionali, sulla questione dei due marò detenuti in India. Corrono ovunque commenti, messaggi e post ma non sono sufficienti. Un ennesimo caso di vergognosa gestione dei nostri Affari Esteri. Come sempre capita la situazione non è stata spiegata per come si è svolta, nei modi e nei tempi precisi, da nessuno. Tanti “forse” e “pare.” I fatti da chiarire sono tanti, ma di una cosa sono certa dell’innocenza, la buona fede dei nostri connazionali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Dopo svariati sequestri di navi e di equipaggi da parte di sedicenti pirati moderni, finalmente si è  pensato alla protezione di militari per sventare possibili attacchi. Un corpo di militari preparati e competenti a bordo. Restano oscure le consegne, restano oscuri i referenti in caso di attacco com’è successo il 15 febbraio scorso. Non si spiega come mai il peschereccio St Anthony si fosse avvicinato alla petroliera italiana Enrica Lexie. Non si spiega come mai invece di restare in acque internazionali la nave si sia ancorata nel porto di Kochi nello stato meridionale del Kerala.
Un comportamento, visto da fuori, sconsiderato da parte del comandante della petroliera mettersi nelle mani del Governo Indiano: desideroso, a  quanto pare, di fare scattare l’emergenza diplomatica per non dire qualcosa di più grave. Ci devono essere regole ben  precise di comportamento in questi casi. Mi chiedo dove sia il Comandante del Corpo dei Marò. Come mai ci sia una latitanza così grave, in un momento in cui si discute del destino di questi due militari come se le loro vite non valessero nulla. Non è così che ci si fa rispettare. Tra l’attacco aereo effetto francese in Libia e lo stare inermi c’è tanto da fare. Non ci rispettiamo da soli : a Milano non vogliono esporre il manifesto “ Latorre e Girone riportiamoli a casa” difficilmente ci si può fare rispettare oltre confine tanti meno in India. Noi italiani che non abbiamo poteri militari né cariche istituzionali, ma vediamo questo scempio cosa possiamo fare? Dovremmo salvaguardare i nostri militari che rischiano la vita, dovrebbero sentirsi al sicuro come i marines rimpatriati dopo la Strage del Cermis del febbraio 1998. Loro, a fronte di prove certe, sono stati prelevati e giudicati in patria e non hanno nemmeno pagato i risarcimenti alle vittime stanziati dalla Provincia Autonoma di Trento e dal nostro Governo. Guai a chiederli agli americani.
Io non sono  contro nessuno: sono per le cose giuste. In questa faccenda di giusto non c’è niente e la Farnesina invece di consigliare dai giornali: “Condizioni inaccettabili” sarebbe ora che mostrasse polso. Sevire la Patria è un dovere e lo si svolge salvaguardando i connazionali  come Rossella Urru, come gli ostaggi della Savina Caylin rimasti in mano dei pirati per undici mesi di cui non si parlava  mai. Dobbiamo dimostrare una volta per tutte il nostro valore. Che sia il caso di avere ripetizioni rapide su come si fa ? Avrei un paio di suggerimenti sui nomi!
RIPORTIAMOLI A CASA!

2 COMMENTI

  1. Sicuramente avrebbe effetto Maurizio. Il buon senso comune raramente però va d’accordo con la predisposizione della nostra politica estera a farsi mettere i piedi in testa sempre e comunque.

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