Di Anna Esposito
Proprio vero, come sosteneva Borges, che il libro è il più stupefacente fra gli strumenti utilizzati dall’uomo, estensione della sua memoria e dell’immaginazione oltre ad essere l’oggetto più fetish di ogni intellettuale che presuma di esserlo. Eppure nonostante l’irriducibile nicchia di bibliofili, sono molti a temere in futuro una catastrofica estinzione, il meteorite in questione sarebbe la new tecnology, colpevole di aver soppiantato il nobile supporto cartaceo facendo viaggiare senza scrupoli tutto lo scibile umano fino alle sue colonne d’Ercole tra le onde del mare virtuale. Jonathan Safran Foer, viene considerano da molti come l’erede di Mark Twain, nonostante la giovane età e i pochi libri all’attivo. Ebbene secondo lo scrittore americano l’ebook rappresenterà la nuova “democrazia della lettura” che consentirà finalmente a tutti di poter acquistare un libro. Una forma di democrazia auspicabile certo, ma che secondo Foer provocherà l’estinzione della figura dell’ editore, il sommo giudice con il difficile e ingrato compito di ritenere o meno degni di pubblicazione gli scrittori e le loro opere. A sparire per Foer sarà anche l’onesto e fidato libraio, amico e consigliere eletto e prediletto rimpiazzato da ben altri circuiti virtuali del sapere. La profezia di Foer poi lascia poche speranze, l’ebook condurrà il libro a impietosa e certa morte e ciò avverrà secondo lui nell’arco dei prossimi tre anni.
Lo scrittore americano, tra i più promettenti della new generation, proclama inoltre urbi et orbi la necessità di una conversione vegetariana per salvare noi e gli animali da una dannazione certa. L’apocalittico ammonimento è contenuto tra le pagine del suo libro “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” (Ugo Guanda Editore; titolo originale “Eating Animals”, traduzione di Irene Abigail Piccinini; 370 pagine, prezzo di copertina 18 €) dove denuncia le sofferenze degli animali e il delirio moderno dell’allevamento intensivo: “Se le nostre modalità di allevamento del bestiame a scopi alimentari non sono il problema numero uno al mondo, sono sicuramente la causa numero uno del riscaldamento globale: dai rapporti delle Nazioni Unite risulta infatti che le attività legate all’ allevamento del bestiame generano più emissioni di gas serra di tutti i mezzi di trasporto presi insieme.”
Molte le testimonianze di coloro che dopo aver letto il libro di Foer hanno trovato la luce e abbandonato i “piaceri della carne”, su tutte quella dell’attrice Natalie Portman, già vegetariana da vent’anni, che dopo l’incontro con il verbo di Foer è diventata un’attivista vegana. A disposizione di chi fosse interessato esiste anche un sito www.eatinganimals.com aperto dall’autore per raccogliere le reazioni dei lettori. Stando all’inchiesta condotta da Foer e riportata nel suo libro il 99 per cento del cibo consumato sulle tavole americane proviene da allevamenti intensivi di animali, che incidono sul riscaldamento globale e sul cambiamento climatico, ma aspetto cruciale sarebbero le indicibili torture a cui devono venir sottoposti i condannati al macello, atrocità intollerabili se fossero perpetrate ai danni di cani o gatti. Foer ricorda l’esempio di sua nonna, che nonostante fosse stremata dalla fame appena finita la guerra, rinunciò a mangiare un pezzo di carne offertole perché non era kosher, violava le regole ebraiche. “Se niente importa, allora non c’è più nulla da salvare”.