di Mario Masi
E’ possibile suonare alcuni “classici” della disco music degli anni ’70, da “I Feel Love” di Donna Summer a “Y.M.C.A.” dei Village People, da “Night Fever” e “Staying Alive” dei Bee Gees fino a “You Make me Feel” di Sylvester e “I Will Survive” di Gloria Gaynor, con liuto arabo (oud), flauto indiano (bansouri), violino e bouzouki?
Questa è la scommessa (vinta!) di Oriental Night Fever, nato da un’idea del compositore, produttore e arrangiatore scomparso Hector Zazou, del musicista Stefano Saletti e della cantante Barbara Eramo.
Il successo del progetto è nella nuova musicalità che rinnova, contamina e trasforma di alcuni tra i più noti sempre-verdi della discografia. Il pulsare originario acquista nuovo fascino dalle armonizzazioni world e ogni nuovo ascolto stupisce per suggestioni e rivelazioni sempre diverse. Ne parliamo con Barbara Eramo.
Come è nata l’idea di suonare la disco come se fosse world music?
È stata una idea di Hector Zazou..nè a me nè a Stefano Saletti sarebbe mai saltato in mente!…Cercavamo l’idea , il pretesto per lavorare insieme…S’era pensato prima alla rivisitazione di Bach , poi Mozart..infine eravamo arrivati all’idea dei madrigali di Gesualdo Da Venosa suonati con oud e bouzouki.. quando Hector c’ha sorpreso con questa trovata… lì per lì ci ha lasciati interdetti!.. poi abbiamo cominciato subito a lavorare su I feel Love di Donna Summer e Zazou ha iniziato a dare le sue coordinate da produttore geniale e avanguardistico qual era..ed è stato amore!
Cosa ha provato nell’intepretare brani cult come I Feel Love di Donna Summer, I Will Survive di Gloria Gaynor, o Heart of Glass di Blondie?
Prima di tutto mi sono divertita tanto.. poi alcuni brani sono stati rallentate cosi tanto , come I will survive , da diventare struggenti… è stato sorprendente scoprire la bellezza di alcune melodie solo spostando il beat o svuotando l’impatto sonoro sino all’essenza.. solo con oud e violino ad esempio.
Cosa c’è di Barbara Eramo in Oriental Night Fever?
C’è soprattutto la leggerezza che raramente riesco a tirar fuori…ma è anche vero che mi sentivo protetta. Sapevo che con Hector non sarebbe mai potuto venir fuori qualcosa di banale. Io e Stefano abbiamo poi continuato senza di lui ( purtroppo ci ha lasciati prematuramente prima della fine del disco..) seguendo il suo “metodo”… e “giocando” ho scoperto tanta bellezza.
La contaminazione fra generi e provenienze rappresenta il futuro della musica?
E’ probabile.. poiché inventare qualcosa di nuovo sappiamo già richiederebbe non aver mai vissuto … essere fuori dal tempo e dagli stimoli.. Credo che la singolare maniera con cui ciascuno di noi sceglie i propri “ingredienti” per la musica come si fa in cucina e sperimenti la fusione, crei le cose piu intriganti e innovative…naturalmente a prescindere dalle rivisitazioni come nel caso di questo disco, mi riferisco alla composizione e all’arrangiamento in generale..ma non escludo il fatto che possa un giorno arrivare qualcuno con un linguaggio musicale nuovo di zecca a sconvolgere secoli di teoria musicale!
Se il canto solista esprime un sentimento individuale, quello collettivo unisce legando insieme l’espressività e la commozione di tante persone. Cosa rappresenta per lei il canto?
Esattamente tutto ciò che sono non c’è modo di coprirsi, non c’è modo di mimetizzarsi è paura e coraggio.
Qual è la musica che ascolta di più?
Il folk rock americano e anglosassone, post rock specie quello scandinavo e tutta quella che mi colpisce senza limitazioni di genere.
Come immagina la musica in futuro? Sarà come l’acqua e come l’elettricità, per cui basterà abbonarsi ai grandi network? Disponibile a richiesta su internet? O la distribuzione digitale decreterà il successo dei mercati di nicchia?
Non so. Mai stata brava a fare previsioni di mercato faccio musica per necessità espressiva e sinchè avrò energia e fiato per farlo continuerò a prescindere dalla vendita dei dischi.
http://www.orientalnightfever.com/