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Hardcore Superstar, il reset con l’album dal titolo omonimo

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 Testo a cura di Ilaria Degl’Innocenti

 Bad Religion, Nirvana e Hardcore Superstar, un trittico che apparentemente sembra non significare niente, perché sono band tra loro  lontane mille miglia.

 Invece, non è così. Sono più vicine di quanto si pensi a prima vista. L’album che hanno proposto, HCSS, pubblicato alla fine del mese  di aprile 2015, è missato e registrato a Pasadena dal grande Joe Barresi, grande produttore noto per collaborazioni con artisti di fama  mondiale, tra cui Kyuss, Queens Of Stone Age e anche Bad Religion.

 I belli e dannati svedesi lo hanno curato in ogni minimo dettaglio, prediligendo titoli irriverenti e testi ribelli, più punk rock del solito.  Hanno rielaborato, oltre a brani nuovi, anche altro materiale riarrangiato da vecchie demo risalenti agli esordi, 1994, per un concentrato  di energia e vitalità e un volo indietro nel tempo, con forza ed eleganza.

Sono vecchie demo che avevano nel cassetto, per riprendere l’animo punk rock spregiudicato che gli Hardcore Superstar nel corso degli anni avevano letteralmente perso. Un’avvisaglia ce l’avevano già fornita portando con sé i Nitrodive, band svedese dai connotati punk-postgrunge di alcuni dei loro concerti in giro per l’Europa. Si inizia con Don’t Mean Shit, che impatta come se davanti avessimo non il solito Jocke Berg, ma una figura ancora più forte, come Kurt Cobain e Sid Vicious, per una canzone in totale fresca, dal ritmo altissimo e sfrenato, cadenzata in tempi dispari, che fa immaginare quei concerti indimenticabili che ci regalavano i Nirvana, con quell’atteggiamento poco divistico che talvolta assumeva Cobain, tipo quando all’improvviso iniziava a lanciare oggetti al pubblico. Un atteggiamento immediato, diretto, da live, che scaturisce in tutto il lavoro in studio, come se l’ascoltatore fosse catapultato in uno di quei live da battaglia. The Cemetary assume un tono più altezzoso nell’interpretazione dei brani, sia nelle tonalità vocali che negli arrangiamenti di chitarra, elaborati e dal finale brusco, come The Ocean, che prosegue sulla stessa lunghezza d’onda ma più hard’n’heavy e meno grunge. Street, underground, come i testi, frutto di un azzardato urban fantasy beffardo, sagace, ironico.

Alfieri di un’era complicata, postglobalizzata, i rinnovati Hardcore Superstar si riconsacrano ancora una volta principi della musica, in un connubio sperimentale che sconfina in altri sound, lontani dal classico glam scandinavo che siamo abituati a sentire. Il punk, il grunge, postgrunge sono marcate venature riproposte magistralmente in questo nuovo album. Il non plus ultra.

Voto 10/10

Formazione:
Jocke Berg – vocals
Vic Zino – guitar
Martin Sandvik – bass
Adde Andreasson – drums

Tracklist:
01. DON’T MEAN SHIT
02. PARTY TIL I’M GONE
03. THE CEMETARY
04. OFF WITH THEIR HEADS
05. FLY
06. THE OCEAN
07. TOUCH THE SKY
08. GROWING OLD
09. GLUE
10. MESSED UP FOR SURE

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