Dal 6 dicembre nella Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta a cura di Vittorio Sgarbi un’esposizione che include la Maddalena addolorata del Caravaggio.
“La caccia ai quadri non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta oltre il desiderio e le aspettative”. Sono le parole di Vittorio Sgarbi che hanno ispirato l’idea della grande mostra “i Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito” – in programma dal 6 dicembre p.v. al 28 maggio 2017 – nei prestigiosi spazi della Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta a Napoli, recentemente restaurata e tornata così alla luce dopo anni di abbandono in Piazzetta Pietrasanta 17-18 (via dei Tribunali).
La rassegna d’arte è una prosecuzione della mostra “Il Tesoro d’Italia” svoltasi all’Esposizione Universale di Milano nel 2015 che, considerato l’enorme successo (oltre 850.000 visitatori), si è in seguito trasferita (dal 13 aprile 2016 al 6 novembre scorso) nelle aree espositive del MuSa – Museo di Stato di Salò, proponendo il percorso “Da Giotto a de Chirico”. A Napoli assume il nome “i Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito” e, tra le novità rispetto alle precedenti edizioni con 150 opere, propone il dipinto del Michelangelo Merisi detto Caravaggio “La Maddalena addolorata”.
Il titolo suggerisce il leitmotiv della mostra, ovvero l’intento di “portare alla luce” ciò che normalmente è “nascosto”: opere d’arte che non sono esposte nei musei pubblici ma appartengono a fondazioni bancarie, istituzioni e collezionisti privati – di conseguenza, difficilmente visibili al grande pubblico. Si tratta dunque di dare spazio al mistero del collezionismo, che secondo Vittorio Sgarbi è «l’interesse per ciò che non c’è».
Valore aggiunto della mostra napoletana è la sede che la ospita: anch’essa un “tesoro nascosto”. La Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, edificata nella prima metà del VI secolo nell’area più antica della città, fu la prima dedicata alla Vergine. Subì varie modifiche nel corso del tempo, come la pianta nel XVII e la cappella del Salvatore nel XVIII, la torre campanaria è originaria del X-XI secolo (la più antica di Napoli). Dopo un periodo di abbandono, la Basilica torna al suo splendore come “contenitore” di pregio, “tesoro tra i tesori” ospitati al suo interno.
La mostra “i Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito” si propone di dipingere un quadro della “geografia artistica” italiana, tenendo conto delle sue molteplici tinte e sfumature, ospitando, nella Basilica, i capolavori provenienti da diverse scuole e regioni. All’eterogeneità geografica si associa quella temporale: le opere attraversano un arco di tempo che va dal XIII secolo sino al Novecento, con l’obiettivo di mostrare l’evoluzione artistica di stili e correnti che si dipana tra una testa di maestro federiciano del 1250, sino a un autoritratto di Antonio Ligabue.
Main sponsor dell’esposizione d’arte “i Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito” il gruppo Credem. La mostra, prodotta da Fenice Company Ideas e Radicinnoviamoci, gode del patrocinio dell’Arcidiocesi della Città di Napoli, della Regione Campania, del Comune di Napoli e della città Metropolitana di Napoli, con il supporto di Orizzonti Italia. Tra i partner anche la Selav Spa, società che realizzerà il progetto di illuminotecnica della facciata esterna della basilica in maniera permanente.
Inclusa nel biglietto una App, che mette a disposizione i contenuti della mostra, illustrati da una audioguida d’eccezione: Vittorio Sgarbi. Previste visite guidate e una ricca offerta didattica per le scuole (il programma è scaricabile direttamente dal sito della mostra www.itesorinascosti.it). Per info e prenotazioni è possibile inviare una mail all’indirizzo visiteguidate@itesorinascosti.it.