Le motivazioni sono giuste: occorre rivedere il modus operandi
Mauro Icardi ha cominciato il nuovo anno non proprio nel migliore dei modi. Non si intende certo per quanto concerne il campo, visto che al ritorno in partite ufficiali ha subito gonfiato la rete, la quattordicesima in stagione, bagnando con un gol anche la Coppa Italia giocata a porte chiuse contro il Benevento. Quello che invece è andato storto e continua a far storcere il naso a dirigenza e tifosi, è il modo di operar e soprattutto di comunicare fuori dal rettangolo di gioco.
Perché si dovesse giudicare il n.9 dell’Inter solo con la divisa addosso, sarebbe praticamente ineccepibile. A soli 25 anni è già fra i migliori marcatori di tutti i tempi della beneamata, a soli 25 anni ha già vinto per ben due volte la classifica capocannonieri e nel giro di tre stagioni, con questa media, potrebbe addirittura sfiorare quota 200 reti con la maglia nerazzurra. Numeri da capogiro, che ne hanno fatto di diritto capitano dell’Inter, approfittando di quel vuoto di potere che si era venuto a creare con l’addio degli argentini nella stessa stagione: Zanetti, Samuel, Milito e Cambiasso.
Eppure, soprattutto dall’indecente uscita di quella biografia a soli 23 anni, nulla è più stato lo stesso nel rapporto fra la tifoseria, specie quella più calda e Icardi. Le accuse lanciate alla Nord in occasione di quel Sassuolo-Inter, le minacce aperte alla curva, la richiesta di scuse e la diffida degli Ultras al resto dello stadio di invocare il nome del giocatore in coro. Tutto questo non potrà mai cambiare, difficile ricucire un rapporto dalle ferite tanto profonde, ma certo è che Icardi e la sua consorte nulla fanno fuori dal campo per farsi amare.
Instagram si è trasformato nel nuovo mezzo di comunicazione di massa per eccellenza, tramite cui mandare messaggi diretti e indiretti alle società di appartenenza. Il risultato è esattamente l’opposto, in termini di forma e sostanza: l’arrivo di uno come Marotta si è già dimostrato piuttosto incisivo da questo punto di vista, compresa la pesantissima multa inflitta all’argentino. Cento mila euro per il ritardo di un giorno agli allenamenti, senza guardare in faccia nemmeno a chi porta la fascia al braccio.
Il più grande dei paradossi è che in tutta questa vicenda Icardi non avrebbe nemmeno torto, anzi a ben guardare la top ten dei più pagati della Serie A, non trovando il suo nome non ci si può non stupire. Quello che probabilmente è il giocatore più forte e rappresentativo del nostro campionato non è fra i dieci giocatori più pagati della A: dietro persino Dzeko e Insigne, Emre Can e Pjanic: anche il baby Donnarumma col bravo Raiola riesce a portarsi a casa annualmente più del bomber interista.
Ciò dimostra come ad essere sbagliate non siano tanto le richieste avanzate, a ragion veduta, da Icardi e la moglie Wanda, bensì le modalità tramite cui ciò viene fatto. E che dovrebbero essere le sedi opportune, come già sentenziato dal nuovo ad Marotta.