Applausi a scena aperta per la prima di ‘Processo Galileo’ al Teatro Vascello di Roma.
L’inedita regia quattro mani di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici invita a contemplare il nostro legame con la verità scientifica, esplorando l’interconnessione tra scienza, potere e conoscenza, indagando infine sul concetto di mistero. Il mistero, inteso come qualcosa che percepiamo ma che ancora non comprendiamo completamente, costituisce un elemento con cui il teatro ha sempre dovuto confrontarsi.
Particolarmente apprezzate le prove degli attori protagonisti, Luca Lazzareschi e Milvia Marigliano, ben affiancati sul palco da Isacco Venturini, Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago e Roberta Ricciardi.
Le installazioni ideate dallo scenografo Daniele Spanò danno maggiormente risalto alla narrazione drammaturgica.
‘Processo Galileo’ esamina la figura e il pensiero del rinomato scienziato toscano attraverso un’analisi della sua vita, partendo dagli atti del processo che ha subìto e della sentenza della Santa Inquisizione, per poi proseguire la narrazione in tre sequenze, attraverso variazioni temporali, esplorando i destini e gli interrogativi del mondo contemporaneo.
Il presente si concentra su una giovane donna, chiamata a raccontare in un articolo il nuovo paradigma scientifico per una rivista divulgativa. Il lutto per la perdita della madre che sta elaborando la porta a a mettere in discussione la sua visione del mondo.
Il futuro, trasformando i personaggi in voci di un’invettiva contro un Galileo considerato non solo imputato di un tribunale ecclesiastico, fa dello stesso studioso anche portavoce di un processo storico e culturale che ha saldato la ricerca scientifica alla tecnologia, definendo il progresso sociale in base alla potenza dei dispositivi tecnologici.
Le tre sequenze temporali, che corrispondono ad altrettanti processi, indagano i destini e gli interrogativi del mondo contemporaneo e di quante abiure siamo costretti oggi a subire per non essere condannati.
di Mario Masi